-di Eleonora Straffi-
È di Ronciglione, ha 30 anni ed è direttore dell’orchestra sinfonica del Teatro Flavio Vespasiano di Rieti, stiamo parlando del Maestro Sesto Quatrini. Un ragazzo semplice e solare con la voglia e la passione di far conoscere la sua musica.
Infatti i suoi lavori sono stati eseguiti da importanti esecutori e formazioni orchestrali, tra cui il Concerto per violino e orchestra da camera op.24 (Auditorium Parco della Musica,Roma).
Il suo catalogo delle opere è attualmente al n. 58, e comprende musica da camera, sinfonica, vocale e lirica.
Da poco ha diretto “La Traviata” al Théàtre de l’Athénée, uno dei più importanti di Parigi, per la regia di Massimo Bonelli e Sergio Urbani, altri personaggi importanti per la Tuscia.
La loro rivisitazione dell’opera ha ottenuto una standing ovation di ben 20 minuti.
Ha 30 anni ed è già un direttore d’orchestra affermato. Qual è il suo segreto?
“Il mio segreto?
Per essere un direttore bisogna passare le proprie giornate a studiare meticolosamente per farsi trovare sempre pronti, ma questa non è una novità!
Sono sempre stato incline ad assumermi responsabilità e gestire gruppi di lavoro. Credo però che, per quanto mi riguarda, il fatto di non prendermi troppo sul serio sia il vero segreto o quantomeno l’ingrediente principale del mio modo di vivere la professione.
La musica è una cosa seria ma allo stesso tempo è godimento. Ed è questo quello che faccio quando lavoro: serietà e divertimento si amalgamano. Dopo un concerto a Cipro, con grande piacere ho ricevuto una mail dove mi si ringraziava non solo per il risultato musicale ma anche per il modo in cui ero riuscito a trasmettere entusiasmo ad orchestra e pubblico; questa è una delle soddisfazioni più grandi che un direttore possa avere”.
Ci racconti della sua ultima esperienza a Parigi…
“È stata esaltante!
Innanzitutto perché mi sono trovato a dirigere un’opera italiana, La Traviata, nella città in cui è ambientata.
Grazie al contributo dei due registi –Bonelli e Urbani, e all’elasticità degli interpreti siamo riusciti a dare una lettura nuova, più fresca, dell’opera. Credo che il minimo comune denominatore di questa esperienza sia stato comunque l’amicizia creatasi tra tutti gli interpreti, se poi aggiungiamo che l’orchestra era composta dalle prime parti di alcune tra le più importanti orchestre europee (London Philarmonia, Rotterdam Philarmonic, Festival di Verbier, Festival di Bale) e che il teatro che ci ha ospitato è uno dei tre più importanti di Parigi (Théàtre de l’Athénée), allora l’eccitazione fa il paio con la qualità.
Già dalla settimana prima avevamo ottenuto un sold-out, calcolando che andavamo in contemporanea con Traviata all’Opera di Parigi il risultato è straordinario.
La standing ovation di 20 minuti dà poi la misura del gradimento da parte del pubblico.
Porteremo questa produzione ancora a Parigi, poi Nizza e Auch per quanto riguarda la Francia, al 99% andremo a Londra e in Italia sarà in scena al Teatro Flavio Vespasiano di Rieti”.
Da Ronciglione a New York. Allora è vero che la musica fa viaggiare.
“È verissimo! Io penso che una persona che opti per un mestiere nel mondo dell’arte e non consideri l’idea di girare per il mondo sia un artista a metà.
I mestieri d’arte sono legati all’internazionalismo, in particolar modo il mio, soprattutto se si punta in alto.
Essere artista significa anche saper “rubare” -mi passi il termine- le tradizioni altrui per farle proprie, interiorizzarle e riproporle al pubblico.
Come scrisse Umberto Eco “la cultura è un dispositivo filtrante”, io aggiungerei che l’artista dovrebbe mettersi nelle condizioni di essere permeabile anche attraverso “il viaggio”.
Sarebbe bello avere più spazio nel proprio Paese, ma giovani come me faticano molto, anche se una soddisfazione la sto avendo a Rieti dove ricopro il ruolo di direttore dell’orchestra sinfonica ARTeM nel Teatro Flavio Vespasiano.
L’Italia è un paese gerontocratico, si ottengono spesso risultati per anzianità; duole dover constatare che il nostro Paese non stia creando una nuova classe dirigente è che lo stesso può essere detto per la musica d’arte a tal punto che lavorando con successo all’estero non ci si sente, ahinoi, un prodotto di sistema-paese, quanto piuttosto il prodotto della propria tenacia. In generale si è soli.
A che età ha iniziato a suonare?
A 5 anni la tromba. Ho iniziato nella scuola di musica di Ronciglione sotto la supervisione del Mº Sandro Verzari, prima tromba dell’Orchestra Sinfonica della RAI di Roma, e del
Mº Sergio Farricelli, tromba della Banda della Polizia di Stato.
Ho suonato qualche anno nella Banda di Ronciglione sotto la guida del Mº Fernando de Santis.
Durante gli studi liceali mi sono diplomato in tromba al Conservatorio “A.Casella” de L’Aquila. Volendo poi capire cosa suonassi, ho intrapreso gli studi di composizione con il Maestro Sergio Prodigo, sempre a L’Aquila. Ho vinto anche dei concorsi internazionali di composizione tra cui il “Musica & Arte” dedicato a Luciano Berio.
Dopodiché mi sono dedicato alla direzione d’orchestra con un’iniziale predilezione per la musica contemporanea, studiando a L’Aquila con il Mº Marcello Bufalini e a Milano con il Mº Renato Rivolta.
La mia prima esperienza da direttore è stata a Roma con la Piccola Orchestra del Bramante. Da qui è iniziata la mia carriera.
Cosa ne pensa della situazione che sta vivendo il Teatro dell’ Opera di Roma?
“È certamente una situazione molto complicata, per la quale non essendo un “interno” e non conoscendo esattamente tutti i fatti è difficile poter esprimere giudizi.
L’esternalizzazione dell’orchestra e del coro è una soluzione adottata già da molte fondazioni ed istituzioni europee di eccellenza e in alcuni paesi funziona molto bene, in pratica i professori diventano proprietari di quote dell’orchestra nella quale suonano. Detta così non sembrerebbe una tragedia, ma non credo che in Italia possa funzionare onestamente…
Ciò che è evidente è che il “braccio di ferro” tra sindacati e CdA ha portato solo danni: da un lato la perdita di Muti, musicista sul quale non credo ci siano altre parole da spendere e che ho ragione di credere fosse l’elemento attirante varie sponsorships grazie alle quali èstato possibile tenere in vita il teatro su alto standard, dall’altro questo “licenziamento” di massa dolorosissimo. Tutto ciò mentre società municipalizzate che si occupano d’altro producono buchi di miliardi di euro…
Peccato!”
Cos’è che non ha ancora diretto e vorrebbe dirigere?
“Devo ancora dirigere tantissima musica, certamente mi piacerebbe dirigere la Nona Sinfonia di Beethoven, il sogno di ogni direttore. Poi Tosca di Puccini, The Rake’s progress di Stravinsky , la Quarta Sinfonia di Brahms e tutto Mahler per il quale non credo ancora di essere pronto”.
Ci dica Maestro quali sono i suoi prossimi impegni.
” Dal 20 Ottobre al primo Novembre sarò a Cipro per tre date (Nicosia, Limassol, Paphos) con la Cyprus Symphony Orchestra dove dirigerò musiche di Mendelsshon, Beethoven e Rossini.
Stiamo inoltre scrivendo la stagione musicale di Rieti, dove replicherò la Traviata parigina e forse due produzioni sinfoniche.
A Novembre mi trasferirò a Parigi per iniziare a produrre Rigoletto di Verdi per la primavera, oltre ad una produzione sinfonica con Les Voix Concertantes. In previsione ci sono New York, Sudafrica e ancora Francia, ma, per ora, non posso accennare nulla.
Nel frattempo sto scrivendo un saggio per la collana Himmota Harmonia per Aracne Editore.
È un saggio sull’Opera del ‘900. Questi sono i miei progetti per il momento poi chissà.
Mi piacerebbe un giorno poter fare musica anche nella mia provincia, nella mia terra, sarebbe bello avere nel pubblico tutte le persone care e gli affetti di una vita. Vedremo…”
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