Il commissario straordinario della Biblioteca di Viterbo, Paolo Pelliccia, lancia il suo ennesimo, accorato appello per affermare a gran voce il valore della cultura come crescita, personale e collettiva.
Il mezzo, forse considerato inusuale di questi tempi, è una lettera aperta al Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni.
“Egregio Presidente,
ci rivolgiamo a Lei dopo aver sollecitato con i medesimi argomenti il suo predecessore Matteo Renzi, augurandoci che sappia meglio di lui leggere il nostro tempo e rispondere agli appelli accorati che da queste pagine si sono alzati in un assordante silenzio durato anni, e rotto irrimediabilmente dal voto del referendum costituzionale dello scorso dicembre.
Non è infatti la legge elettorale il problema del Paese ma una plateale e sorda indifferenza, del governo e della politica tutta, per ciò che più ha valore e di cui siamo stati nominati custodi nostro malgrado: il più grande patrimonio artistico-culturale del mondo e assieme ad esso le giovani (e non più giovani) menti che sanno apprezzarlo e dargli lustro.
Infatti, a nostro parere il giovane presidente Renzi è stato sconfessato dagli italiani proprio per la sua indifferenza verso la cultura e le nuove generazioni, alle quali viene impedito di costruire un presente dignitoso e un avvenire per cui valga la pena lottare. Questo il messaggio che è venuto dalle urne il 4 dicembre, assieme alla rivalsa di quanti un lavoro l’hanno perso o non l’hanno mai avuto e si sono sentiti esclusi e dimenticati dalle riforme e dagli annunci effimeri.
C’è anche l’indifferenza per le disuguaglianze e la povertà in quel verdetto democratico, come ricordava il Presidente Mattarella nel suo discorso di fine d’anno, che in ultimo nasce dalla prima e più grande sordità della politica del nostro tempo, quella verso la cultura in ogni sua forma che potrebbe salvare questo Paese se solo le venisse restituito il ruolo che le spetta.
La cultura andrebbe intesa come l’unico terreno comune possibile per capire, e quindi apprezzare, come la nostra identità e il nostro futuro dipendano dalla capacità di stare insieme, di fare comunità, di occuparci dei beni comuni materiali e immateriali in funzione di una valorizzazione e di una crescita non solo economica ma prima di tutto civile e morale.
Il piano Marshall per la Cultura che abbiamo proposto è per noi l’unica soluzione che ancora ci può dare speranza, lavoro e coesione sociale. Per questo Presidente Gentiloni, assieme ai miei colleghi, amici e sostenitori del piano per la Cultura, Le chiedo: metta mano ad un piano per le biblioteche, i musei, gli archivi storici e musicali, offra un’opportunità di riscatto a quei giovani che hanno diffidato del giovane presidente Renzi proprio perché non ha saputo leggere, né il suo presente né i bisogni dei suoi contemporanei e coetanei.
“È ora di leggere!” dice il nostro manifesto, ma forse oggi dovremmo dire
“È ora di farla finita!” con questa cieca indifferenza per i nostri tesori più grandi.
I giovani che leggono e studiano, che hanno investito il loro futuro nella cultura possono salvare l’Italia attraverso la cultura stessa, basterebbe solo una seria volontà di fare sistema, uno sforzo di collaborazione guidato dal governo per dare impulso a tutto il sistema culturale italiano – editori, media, librerie, musei, fondazioni, biblioteche, archivi, scuole e università – e progettare assieme una rinascita economica e sociale come quella che nel dopoguerra il piano Marshall seppe innescare in tutto il Paese.
C’è poco da aggiungere, se non l’auspicio che questo rinnovato appello trovi finalmente il cuore e la coscienza capaci di accoglierlo e farlo proprio.
Che il nuovo anno spazzi via i bonus e gli incentivi e faccia posto per un vero piano di valorizzazione della Cultura, questo l’augurio che faccio al nostro Paese e a tutti noi.
Umilmente Suo,
Paolo Pelliccia
Commissario Straordinario
Biblioteca Consorziale di Viterbo