-di Simona Tenentini –
Un turbinio di colori, sensazioni ed emozioni.
Pura magia che ti prende per mano e ti ritrovi indietro nel tempo, quel tempo dove le volontà di papi ed artisti si fondono dando vita a veri capolavori.
Si colloca in quel periodo l’incontro di Michelangelo prima con Papa Giulio II e poi con Papa Clemente VII.
La nascita della Genesi e, dopo trent’anni, del Giudizio Universale.
E’ proprio la realizzazione del Giudizio Universale con la complessità delle vicende che lo hanno determinato, al centro dell’omonimo spettacolo in scena all’Auditorium della Conciliazione di Roma.
Uno show innovativo e coinvolgente, in cui l’arte si fa show e viceversa.
Il Giudizio Universale, per la regia di Marco Balich, il cosiddetto “uomo delle Olimpiadi” per i format creati ad hoc per le cerimonie di apertura dei giochi olimpici, si avvale di tecnologie innovative ed originali, in grado di trascinare lo spettatore in una dimensione surreale.
In scena non esiste nè un allestimento nè un palco, ma l’intera sala dell’Auditorium è stata trasformata in un immenso schermo a 270°, dove il pubblico si può perdere, a seconda dei momenti, sotto una volta stellata o ad ammirare la volta completamente dipinta della Cappella Sistina.
Non esistono attori veri e propri, ma personaggi che recitano con voci registrate fuori campo, ad esempio Pierfrancesco Favino ha prestato la voce a Michelangelo.
Semplicemente toccante poi il contributo di Sting che canta il Dies Irae con una struggente suggestione.
Un’esperienza dunque senza precedenti, grazie all’innovativa modalità di fruizione, un modo nuovo di ammirare la Cappella Sistina e l’intero percorso che ne ha determinato la nascita, tra arte e religione.
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