– da Gian Maria Cervo –
Gentili direttori,
bene, vedo che finalmente il signor Carlo Galeotti, su una testatina locale – dopo che sulle pagine di un quotidiano viterbese (ovviamente non il suo) ben quattro anni fa (quattro anni quattro) lo avevo immaginato a leggere Mario Brega e a cantare Verdi con Borghezio (visto la visione della cultura che esponeva) – si degna di scrivere, in un insonne articolo, di Quartieri dell’Arte e quindi indirettamente anche di me.
Non ho mai avuto stima di Galeotti, questo lo si può riscontrare anche in interviste televisive di molti anni fa, “quando non eravamo in conflitto”, in cui, intervistato da lui, non mi degno neanche di guardarlo in faccia.
E’ chiaro a chiunque non abbia una visione della cultura da super provincia depressa che Viterbo non abbisogni di Don Giovanni parrocchiali e fatti male – che sarebbero guardati dall’alto in basso anche dal più sprovveduto dei turisti inglesi, tedeschi e russi -, ma di eventi che esprimano idee in linea con la nostra epoca e pongano in dialogo presente e passato illustre di questo territorio.
Certo a un processo del genere, come giustamente sottolineava pochi giorni fa Michele Bonatesta in un’intervista, dovrebbe contribuire una stampa attenta, onesta e consapevole non certo qualche giornalista-tassametro di provincia, pronto a cambiare idea all’acquisto del primo banner da parte del nemico o perseguitato di turno (ovviamente questa è una considerazione generale che non intendo rivolgere all’irreprensibile Carlo Galeotti).
Sebbene mi senta un po’ ridicolo a entrare nel dibattito sui festival cittadini in seguito a un articolo apparso su una testata provinciale che per disistima mai sceglierei come media partner di Quartieri dell’Arte, per amore di verità devo affermare alcuni concetti. Prima di tutto la nostra è l’unica rassegna, tra le attività di spettacolo a carattere ricorrente finanziate dalla Regione Lazio, che si ponga visceralmente il problema della valorizzazione ed evoluzione del territorio e degli eventi di spettacolo come veicoli di attrazione del turismo culturale e di inclusione sociale.
I nostri eventi, per la gran parte, come riscontrabile dalla documentazione fotografica e dai documenti depositati presso la SIAE, fanno il tutto esaurito (è vero che si svolgono in piccoli luoghi, ma sono spesso programmati per molti giorni) e sono recensiti non solo da testate locali ma da quotidiani nazionali come Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa e da giornali internazionali quali Der Spiegel e Suddeutsche Zeitung.(La Repubblica nel 2011 ci ha definito la Silicon Valley).
I nostri eventi sono oggetto di studi critici in Cina e negli Stati Uniti e hanno ospitato le più antiche compagnie di teatro del mondo, registi hollywoodiani, candidati al Nobel e premi Pulitzer (e dire che non siamo noi il festival di letteratura di Viterbo), nonché star del cinema e del teatro italiano.
Fatte queste considerazioni mi vengono in mente alcune domande da rivolgere al signor Galeotti.
1) Come mai considera due manifestazioni, per lo più recensite dalla sua testata, le gambe dell’estate viterbese e non considera rilevante una manifestazione che trova spazio su CorSera, Repubblica e giornali internazionali? Non rileva, il signor Galeotti, in questo un tantino di errore di prospettiva e un vago senso di visione alienata e distorta della realtà?
2) Non ritiene il signor Carlo Galeotti che una persona sana di mente debba infischiarsene del suo trivialissimo giudizio?
3) Come mai il signor Galeotti lo scorso anno, con tanto di documentazione fotografica, criticava una delle gambe dell’estate viterbese (Caffeina) attaccandola per carenza di pubblico?
4) Come mai il signor Galeotti, che non si è mai degnato di scrivere di me e di QdA negli ultimi quattro anni, si sveglia all’improvviso, stanotte, e scrive un pezzo polemico su un contributo della Regione che tra l’altro è ridotto rispetto al passato?
5) Come mai la gamba dell’estate viterbese Caffeina invita me, direttore di una manifestazione secondo Galeotti priva di impatto per ben tre serate del programma?
6)Infine una domanda generale, rivolta non all’irreprensibile Galeotti ma a tutta la comunità viterbese. Non sarà che qualche festival, che si è “sporcato” fin troppo le mani nell’arena politica locale, si trovi ora in difficoltà e chieda a qualche suo partner di fare risibili e discutibili operazioni giornalistiche, in virtù di difficoltà sopraggiunte nei confronti di iniziative che hanno sempre dimostrato qualità, onestà e trasparenza?
Ai buoni cittadini viterbesi e a tutti coloro che hanno amore di consapevolezza le risposte.
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