“A cento anni dalla prima Guerra Mondiale si sono fatti convegni ovunque sull’argomento ma mai prendendo in esame il ruolo importantissimo giocato dalle donne negli instabili equilibri minacciati dalle conseguenze del conflitto”.
E’ eloquente l’avvio della conferenza su “L’Impegno delle donne nella Prima Guerra mondiale” da parte della relatrice Rosanna De Marchi, grande appassionata e, soprattutto, conoscitrice esperta della materia.
L’incontro, organizzato da Fidapa in collaborazione con il Gruppo Consolare Touring di Viterbo e il Club Inner Wheel, si è svolto martedì scorso nella Sala dei Cavalieri di Malta in Piazza Verdi, suscitando, come sempre, grande interesse e partecipazione.
“Per comprendere l’importanza delle figure femminili in quel periodo – ha spiegato la De Marchi – basti pensare le donne furono chiamate a colmare tutti i ruoli precedentemente ricoperti da padri, fratelli o mariti, ritrovandosi dunque sia a dover lavorare nei campi, sia a sostituire gli uomini nelle fabbriche, dove erano costrette a lavorare fino a quattordici ore al giorno, sia, infine, a svolgere mansioni di esclusivo appannaggio maschile, come, ad esempio, la conduzione dei tram.
Oltre a tutto ciò, naturalmente, dovevano portare avanti la famiglia e badare alla casa, in un impegno a tutto tondo che ha costituito il primo nucleo di quella rivendicazione di diritti che si farà strada proprio in quell’epoca.”
“Un posto importantissimo nella storia è poi quello ricoperto dalle portatrici carniche ha proseguito la De Marchi – così chiamate perché operarono lungo il fronte della Carnia, trasportando con le loro gerle, per oltre trenta-quaranta chilometri, rifornimenti e munizioni fino alle trincee dove combattevano i loro uomini e molte volte rischiando anche la vita lungo questi pericolosi percorsi. ”
Molto interessante anche la seconda parte della conferenza, dove il generale di corpo d’armata Rocco Panunzi, etruscologo e storico militare, ha delineato, con dovizia di particolari, il dramma della guerra e dell’”Europa in fiamme, dall’incoscienza alla tragedia”.
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