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Indirizzo

Rocca degli Albornoz (Museo Nazionale Etrusco)

Piazza della Rocca, 21 /b
Viterbo
Viterbo
Lazio
01100
Italia


A difesa dei possedimenti della chiesa, nel 1354 il cardinale Albornoz diede avvio ai lavori della Rocca di Viterbo, spianando ed incorporando alcuni edifici esistenti in una zona settentrionale della città, a ridosso delle mura urbane.
L’iniziale disorganicità della struttura ricevette una adeguata sistemazione grazie all’intervento del Bramante nel 1506, il quale, chiamato dal pontefice Giulio II della Rovere, ridisegnò la Rocca intorno ad un cortile rettangolare, lateralmente inquadrato da due loggiati simmetrici, con al centro una fontana con lo stemma papale. Successivamente un altro significativo intervento all’austera struttura albornoziana si ebbe con il pontificato di Paolo III Farnese al quale è attribuita l’apertura di un lungo loggiato verso la piazza, alla base del quale è incisa un’epigrafe commemorativa.
Molteplici e travagliate sono le vicende che hanno accompagnato la vita del monumentale complesso fino agli inizi degli anni sessanta, quando furono avviate le prime operazioni di recupero ed, in seguito, negli anni ottanta, quando la struttura fu destinata a sede museale.

Il museo occupa i tre piani dell’ala settentrionale ed è dedicato alle principali testimonianze archeologiche dell’Etruria meridionale interna; gli altri spazi sono riservati ad uffici della Soprintendenza, ai depositi dei materiali e ad esposizioni temporanee.
Al piano terra si trovano i reperti provenienti da due dei più significativi abitati etruschi di VII – VI sec. a.C. scavati da archeologi svedesi: San Giovenale e Acquarossa. La scoperta di questi centri ha permesso di integrare le conoscenze sulla vita degli Etruschi, prima di allora legate esclusivamente alle manifestazioni funerarie, con quelle dell’articolato panorama dei centri urbani. Sono state ricostruite con reperti originari alcune abitazioni etrusche complete dei loro apparati decorativi, riccamente e fantasiosamente intarsiati o dipinti, fra le quali spicca per la sua monumentalità, quella della così detta régia di Acquarossa, un grande impianto residenziale della metà del VI sec. a.C. Di grande interesse anche la ricostruzione in scala reale di una zona destinata ad attività domestiche.
Al primo piano sono allestite due sezioni rispettivamente dedicate ai centri di Ferento e di Musarna nei pressi di Viterbo. Del primo sono ancora poco note le manifestazioni di epoca etrusca, mentre gli aspetti più rilevanti sono costituiti dalla fase romana: è presentata la decorazione scultorea del teatro, composta dal ciclo delle Muse e da una copia in marmo della statua del Pothos (il desiderio amoroso), il cui originale viene attribuito allo scultore greco Skopas.
La sala accanto accoglie le testimonianze scaturite dagli scavi della École Française di Roma sul sito di Musarna. Gli scavi sistematici hanno permesso di delineare in tutti i suoi aspetti la fisionomia di questo centro dell’Etruria interna frequentato sin dalla preistoria, ma con una occupazione stabile solo a partire dal IV sec. a.C. Particolare attenzione merita per l’eccezionalità del rinvenimento un mosaico pavimentale con iscrizione etrusca, emblematica attestazione del processo di romanizzazione che investì l’Etruria a partire dal II sec. a.C. Infine, al secondo piano trovano posto i reperti provenienti dalle aree delle necropoli rupestri di Barbarano, Blera, Norchia e Castel d’Asso, oltre ai materiali più significativi dai centri intorno al lago di Bolsena (Bisenzio, Grotte di Castro e Montefiascone), con una sezione finale sui primi rinvenimenti etruschi di Viterbo.
Prestigioso coronamento della sezione espositiva è l’allestimento in una specifica saletta del raffinato corredo della tomba della biga di Ischia di Castro: ascrivibile alla fine del VI sec. a.C., il corredo viene ricondotto ad una figura femminile di alto rango e ben rappresenta lo sfarzo gentilizio etrusco.

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