Da sedici secoli Bolsena, ogni 24 luglio, commemora il martirio di santa Cristina: la fanciulla concittadina che a soli 11 anni seppe intrepidamente affermare il proprio credo religioso. Subito la sua tomba fu meta della devozione degli abitanti del luogo e la memoria del suo martirio si tramandò, di generazione in generazione, tanto da essere eletta speciale patrona della città di Bolsena. Fu proprio la presenza della venerata tomba che riuscì a mantenere in vita l’esiguo abitato dopo la distruzione della romana Volsinii. Il nome di Santa Cristina appare nei più antichi martirologi della Chiesa: il Geronimiano e il Romano. Sullo scarno ricordo di un nome, di una data e di un luogo si creò una passione il cui testo più antico risale al V secolo.
La fortunata posizione del suo Santuario, sulla consolare Cassia, contribuì notevolmente al diffondersi del culto un po’ in tutto il mondo cristiano tanto che la sua immagine compare nella celebre teoria dei santi più venerati nell’antichità in Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna, opera musiva risalente al VI secolo. In età medioevale i pellegrini che transitavano sulla via Francigena, da e per Roma, incrementarono il diffondersi della devozione.
Pellegrino a Roma fu anche quell’anonimo sacerdote d’oltralpe che, celebrando l’Eucaristia sulla tomba della martire, vide l’ostia consacrata tramutarsi in carne, riuscendo così a liberare la sua coscienza dal dubbio della presenza reale. Le cronache narrano che tale evento miracoloso accadde nel 1263 e Bolsena, insieme a Orvieto, in questo anno ne celebra il 750° anniversario.
Cristina fu anche considerata la santa del lago, tanto che questo portò il nome della martire per secoli; il lago, con i suoi prodotti, contribuiva alla buona riuscita della sua solennità a Bolsena. Infatti, i paesi rivieraschi erano tenuti al pagamento di una tassa sul pescato a favore della festa della santa. Sempre in età medioevale l’immagine di Cristina si standardizzò con gli attributi della macina (con la quale venne gettata nelle acque del lago) e della freccia(arma che mise fine alla sua vita). Venne invocata speciale patrona dei mulini e dei mugnai, di arcieri e balestrieri, dei bambini. Ancora oggi, a Bolsena ,la festa di Santa Cristina è quella più intimamente legata nell’animo popolare.
La festa inizia all’alba del 23 luglio con la celebrazione dell’Eucaristia sulla tomba della martire, nella basilica ipogea, per l’occasione e per antica tradizione riccamente addobbata di fiori. Nella notte l’immagine della patrona viene trasportata, dalla sua basilica alla chiesa parrocchiale del Salvatore, immersa in un mare di popolo festante. Sulle cinque piazze che il corteo attraversa si rappresentano, dagli abitanti di Bolsena, altrettanti episodi tratti dalla leggendaria passione di Cristina fino a giungere sulla spianata della Rocca Monaldeschi, dove viene rappresentata la morte del padre Urbano, trascinato all’inferno dai diavoli.
Il mattino seguente l’immagine fa ritorno alla basilica di Santa Cristina e, lungo il percorso, ancora cinque rappresentazioni caratterizzano la processione.
Particolarmente toccanti le scene del martirio: delle serpi, del taglio della lingua, delle frecce e della gloria. I bolsenesi, da sempre, amano chiamare tale forma di drammatizzazione: “I Misteri”. Una manifestazione unica nel suo genere: una “vera reliquia del dramma sacro” nata e sviluppatasi, per secoli, dall’amore di un popolo per la sua santa patrona.
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