TUSCANIA – Teatro, canto, video, improvvisazione, satira, e un altro grande protagonista: il pubblico partecipante.
Il 13 dicembre alle 21, Andrea Rivera risorge sulla scena del Teatro Rivellino di Tuscania, tornando ad interpretare le dinamiche sociali con il suo tipico sguardo attento ed irriverente e con ironia sferzante, sperimentando una comunicazione in grado di stimolare la riflessione sulla quotidianità.
Rivera imbraccerà una chitarra e darà voce ai suoi testi da moderno cantastorie e stornellatore, affiancato dal musicista Matteo D’Incà (chitarra elettrica, acustica e mandolino), in un particolarissimo esempio di teatro canzone-video in evoluzione continua.
Un ritmo serrato fra giochi di parole esilaranti e l’arte di una satira completamente improvvisata, che esprime al massimo la creatività, l’ energia propositiva e la sua capacità di coinvolgere, in un turbinio di denunce al limite dell’ invettiva.
Ho Risorto! è uno spettacolo che descrive e deride i meccanismi di manipolazione, le verità preconfezionate dai media e dalla politica. Un lavoro che decostruisce la mente del pubblico, stupisce, attrae ed indispone perché interpreta le pulsioni sociali, investigando su temi attuali, dal razzismo dilagante e l’intolleranza che vivono le periferie, all’ amore.
Un atto di denuncia che si interroga sulle vicende più controverse della cronaca italiana.
“Dò più rilievo all’improvvisazione ed alla satira al limite della pazzia mia e del pubblico, della seppur importante lezione del così detto teatro civile – spiega -. Voglio proporre uno spettacolo che cambi ogni sera, per non timbrare il cartellino come quando lavoravo in fabbrica, voglio innescare una catena di smontaggio del pensiero del pubblico. Non voglio insegnare. Sono attratto dalla ricerca dei processi creativi sia artistici che sociali, che incitano alla rivoluzione quotidiana del sistema costituito”.
Attraverso giochi linguistici raffinati ed un uso particolare di accenti e rime, conia significati inediti al lessico comune, sperimenta e rinnova la sintassi pur utilizzando il tipico e familiare linguaggio romanesco. Conserva infatti intatte le sue origini, Roma e la strada, la comunicazione con i passanti, l’ironia estemporanea.
Poeta della semiotica, esploratore di sostantivi inediti, la sua arte è quella della pura improvvisazione, basata sulla capacità di comunicare in maniera diretta con i suoi interlocutori, trovando nel paradosso la chiave per una comunione che ormai la società non esprime più.
I video, parte integrante dello spettacolo, sono lavori inediti girati per i quartieri capitolini, interviste con le persone che camminano, conversazioni al citofono, con le quali Rivera abbatte le infrastrutture dell’ atto teatrale, creando dialoghi inaspettati da domande semplici. Proprio nella immediatezza e nella schiettezza tipica, l’ intervistato si immedesima, riconoscendosi e diventando complice, quasi come in un confessionale.
Una modalità tipica della società romana, che riporta alle chiacchiere dal “pizzicarolo”, di una comunicazione fatta di presa in giro, di parole inventate ed urlate, di toni accesi.
Il nuovo Pasquino del teatro italiano, capace di innescare una nuova forma di arte teatrale d’ avanguardia, in grado di rappresenta la realtà, sintonizzarsi con le emozioni della popolazione, con la rabbia sociale in uno spettacolo unico, che riporta in scena le dinamiche sociali più attuali e le commenta in verso ironico, irriverente ma anche autentico.
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