RONCIGLIONE – Venerdì 24 marzo alle ore 11.00 Filippo Pergola sarà il protagonista dell’ultimo appuntamento di marzo del progetto “Libri a Scuola” del Cubo Festival incontrando i ragazzi delle medie grazie alla collaborazione con l’Istituto comprensivo Mariangela Virgili di Ronciglione.
Il progetto “Libri a Scuola”èun’anteprima del più vasto festival letterario che si terrà dal 25 al 28 maggio a Ronciglione nel Borgo Medievale e che vede coinvolte oltre 14 case editrici e più di settanta autori. I progetti saranno realizzati grazie al finanziamento della Regione Lazio Assessorato alla cultura bando “Io Leggo”. Tornando all’appuntamento di venerdì 24 marzo, Filippo Pergola nel libro “Un insegnante quasi perfetto”I rapporti tra insegnante e allievo sono un terreno sotto il quale corrono fiumi carsici di messaggi affettivi inconsci. Il volume, esplorando i codici affettivi materno e paterno che si esprimono nella funzione docente, propone metodologie per l’elaborazione del burnout e la risoluzione dei conflitti educativi che generano impasse. Quale via d’uscita per l’insegnante di fronte alle tante impasse con l’allievo, la classe, i genitori, l’istituzione? Siamo di fronte ad un bivio: incontrare quegli sguardi o guardare la parete di fondo dell’aula? Il rapporto con l’allievo è affettivo prima che intellettivo e per raggiungere i risultati sperati è indispensabile che il docente comprenda ciò che si agita sia nella propria mente sia in quella dell’altro. Purtroppo, però, non sempre è facile. La comunicazione può essere disturbata e la relazione non funzionare. Come può uscirne? Occorre che l’insegnante si ascolti nella relazione. Solo così potrà arrivare a una nuova, sinfonica visione, per percepire, attraverso il prisma del gruppo, tutte le frequenze d’onda dei messaggi inconsci che compongono i rapporti umani. Dovrà crearsi uno spazio per pensare i pensieri e gli affetti, togliere gli scheletri dall’armadio, integrare le zone d’ombra, intuire nuovi significati e collegamenti. Conosciuto se stesso, l’insegnante potrà contribuire a “metabolizzare” quei contenuti mentali che hanno creato smarrimento e blocco negli allievi (o in se stesso, per burnout).Educare è cosa di cuore: non esistono ricette preconfezionate, ma occorre, soprattutto per i BES, camminare nelle scarpe dell’altro e compiere interventi su misura. Gli insegnanti si ritrovano allievi “ammalati del troppo pieno”, annoiati e anestetizzati. Alcune madri sembrano incapaci di alfabetizzare alle emozioni, offrendo stabilità, mentre alcuni padri appaiono incapaci di conferire riconoscimento e d’indicare strade, aprendo all’autonomia. Rimane l’insegnante: a “servire il pranzo” con simpatia, a seminare il campo con autorevolezza, a divenire quel nuovo eroe atteso dagli allievi, in grado di provocarli a progettarsi, a essere in piedi pronti all’azione, riaccendendo desiderio e speranza.
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