RASSEGNE – “Il Berretto a Sonagli”, all’Unione in scena Pirandello

VITERBO – Domenica 15 aprile alle ore 18:00 al Teatro dell’Unione va in scena, a conclusione del suo terzo anno di tournée, Il Berretto a Sonagli di Luigi Pirandello nella versione firmata da Valter Malosti. Lo spettacolo, parte della stagione di prosa in abbonamento è promosso da ATCL – Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio con il finanziamento della Regione Lazio e del Comune di Viterbo.

Tema dello spettacolo, è l’onore minacciato di un uomo sposato – e naturalmente si potrebbe subito aggiungere: di una donna sposata. La signora Beatrice, moglie del cavalier Fiorìca, sospetta che il marito la tradisca con la giovane moglie del suo scrivano Ciampa: rosa dalla gelosia, con la riluttante complicità del delegato di polizia Spanò, ordisce una trappola per sorprendere i due in flagranza di reato, senza calcolare l’esito di tale progetto nei confronti di Ciampa. La reazione di Ciampa sarà furiosa. Non gli resterà che difendere il suo ”onore”, dovrà uccidere la moglie e il cavalier Fiorìca.

Tutto quanto succede a questo punto, non è più un problema di credibilità dell’avvenimento – al punto che sapere se Ciampa uccide o meno, se diventa pazzo o no, sono domande che non attendono risposta, poiché l’atto resta, qui, sospeso come un “non voler giudicare” dell’autore: ci sono solo fatti, apparenti e ambigui, ai quali si tratta di dare una forma, ora la più opportuna, ora la più indecente.

In Pirandello, più che una risposta, la pazzia, con i suoi artifici, con la sua messa in scena nel Berretto a sonagli, è una posizione umoristica, l’astuzia feroce di Ciampa consiste nel mimare per la signora Fiorìca l’esempio dell’abisso della follia, in modo che lei alla fine vi precipiti.

Malosti affronta per la prima volta Pirandello, confrontandosi con uno dei testi più popolari del grande drammaturgo siciliano, cercando di strapparlo allo stereotipo e tentando di restituire la forza eversiva originaria di quei “corpi in rivolta” posti al centro della scena che è anche labirinto: una feroce macchina/trappola. Un testo vivissimo grazie alla violenza beffarda della lingua, una sorta di musica espressionista e tragicomica, molto evidente nel testo scritto in dialetto siciliano che è alla base di un lavoro originale di drammaturgia. Una versione più schietta, dura, non ‘ripulita’ del testo pirandelliano, affidata sia al dialetto della prima stesura sia ad un italiano derivato da questa, che assume in sé elementi dialettali, per permettere di affidare agli attori una partitura più ritmica e musicale, tentando di recuperare anche una dimensione più autentica.

Come è ormai noto Il berretto a sonagli di Pirandello nasce come testo dialettale (‘A birritta ccu ‘i ciancianeddi) per Angelo Musco, attore comico di grande successo. Il testo in dialetto recitato da Musco non fu mai pubblicato da Pirandello, a differenza di quanto avvenne con Liolà.

La prima redazione de Il berretto a sonagli, ritrovata nel 1965 e pubblicata solo nel 1988, può oggi diventare un mare linguistico in cui re-immergere il testo italiano, oltre che prezioso corto-circuito dal punto di vista dei contenuti.

Questa prima versione, infatti, offre materia a Malosti per un lavoro di riscoperta e rilettura non solo linguistica ma di ridefinizione di caratteri e ruoli affioranti dal recupero dei tagli capocomicali di Musco, mai ripristinati dall’autore nell’edizione italiana, anzitutto la perdita di una possibile co-protagonista della commedia, accanto a Ciampa, in Beatrice Fiorìca, la moglie tradita.

Si tratta di un testo più duro, politicamente scorretto, a tratti ferocemente antimaschilista nelle battute, sia di Beatrice sia dell’equivoca Saracena e che presenta varianti significative che riguardano tutti i ruoli e in particolare una scena totalmente espunta nella versione italiana posta nel manoscritto all’inizio del secondo atto.


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Data
15/04/2018
18:00 - 19:00

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Location
Teatro Unione

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