VITERBO – Per il ciclo “Gli Speciali” alla sala conferenze della Biblioteca Consorziale di Viterbo, Emiliano Morreale presenta il libro “Racconti di cinema” curato dallo stesso Morreale insieme a Mariapaola Pierini.
Nato nel 1973, laureato alla Normale di Pisa, Emiliano Morreale insegna all’Università di Torino ed è Conservatore della Cineteca Nazionale. Scrive su “La Repubblica”, “Il Sole-24 Ore” e sui “Cahiers du cinéma”. Collabora con “Lo Straniero”, “Cineforum”, “Film Tv” e altre riviste. Ha lavorato a programmi televisivi e radiofonici per la Rai e ha fatto parte delle commissioni di selezione dei festival di Torino e di Venezia. Tra i suoi libri: “Prima del cinema. Il teatro di Orson Welles” (Bulzoni, 2005) e “Gary Cooper. Il cinema dei divi, l’America degli Eroi” (Le Mani, 2011), ha curato l’edizione delle interviste di Carmelo Bene “Contro il cinema” edito da minimum fax nel 2011.
Il libro
Trentatré racconti magistrali – di cui cinque inediti in italiano – che attraversano oltre un secolo per rendere omaggio al cinema, ai suoi sfarzi e deliri, ai suoi miti intramontabili, alle sue tentazioni e frustrazioni. Ciascuno è l’angolo di una immaginifica e infinita “cineteca di Babele”. Una galleria di divi colti nei loro vezzi o fragilità, dietro la perfezione dell’immagine sullo schermo.
L’Alberto Sordi di Mario Soldati, indolente, abitudinario, timorato di Dio e delle donne. O il Marlon Brando a cui si rivolge Joyce Carol Oates in un’invettiva in versi da innamorata tradita: la spettatrice che da ragazzina ha saltato la scuola per vedere “Il selvaggio” non può accettare che quell’uomo bellissimo abbia “soffocato la bellezza nel grasso”. E poi storie che hanno per protagonisti quella folla di individui il cui nome compare al massimo nei titoli di coda: sceneggiatori, produttori, scenografi, maestranze e figuranti alle prese col frenetico lavorio che rimane sempre fuori dall’inquadratura ma può condurre a dare la vita per il cinema, come capita ai personaggi dello snuff movie immaginato da Apollinaire nel 1907.
Gli scrittori hanno cominciato presto a fare i conti con la settima arte, raccontandone le meraviglie e le insidie, il lato sfavillante e il lato oscuro, come oscura e misteriosa è la sala cinematografica, luogo di intrecci, di corpi che si sfiorano, di passioni consumate o solo sognate. E se è vero che oggi il cinema sembra avviarsi verso una fruizione soliaria simile a quella della lettura – a cui possiamo accedere dove e quando vogliamo, interrompendo e riprendendo la visione a piacimento – e viviamo nel tempo in cui la finzione dilaga nella realtà, potremo sempre interrogarci insieme a Domenico Starnone su chi abbia deciso di abolire la magia della parola.
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