Dal 21 al 28 febbraio, presso l’Icult Viterbo in Valle Faul Timeless scapes, la mostra del fotografo Marco Scataglini.
Marco Scataglini inizia nei primi anni ’90 a collaborare con l’agenzia Panda Photo di Roma, poi con la rivista “Plein Air”, in seguito con diverse altre riviste. Ha pubblicato circa 200 reportages con “I Viaggi di Repubblica”, “Gente Viaggi”, “Vie del Gusto”, “Qui Touring”, ed altre. Attualmente le sue foto sono distribuite dall’agenzia Marka di Milano e dall’agenzia anglo-spagnola Arcangel Images. Lavoro, inoltre, con l’agenzia britannica Alamy.
Oggi Marco Scataglini sta sviluppando un progetto in pre-incubazione presso l’incubatore ICult di Bic Lazio e collabora con l’impresa Paper Moon, impresa incubata presso Icult, e il suo progetto Tuscia in rete.
La mostra è frutto di un lungo periodo di ricerca sul campo, che si è concretizzato negli ultimi due anni, composta da 25 stampe monocromatiche (c-prints) nel formato 30×40 cm, a cui è abbinato anche un video realizzato con una serie di immagini. Questo lavoro – inaugurazione venerdì alle 18 – sarà per la prima volta esposto presso ICult, fino al 28 febbraio con ingresso libero tutti i giorni, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18.
La tecnica usata per realizzare i lavori è la fotografia stenopeica, cioè l’immagine è creata sul supporto sensibile dalla diffrazione della luce che passa attraverso un piccolo foro, stenos opaios in greco, da qui il nome. Non c’è nessuna messa a fuoco, alcuna regolazione da fare, alcuna possibilità di modificare le condizioni di ripresa. Occorre solo inquadrare e attendere, a volte per pochi secondi, a volte anche per mezz’ora o un’ora, quando la luce è scarsa. Il fascino profondo e irresistibile della fotografia stenopeica è tutto nell’attesa che consente di fotografare anche il tempo, non solo il proprio soggetto.
Il progetto TimelessScapes nasce proprio dalla volontà di rimanere in collegamento col proprio soggetto per un intervallo temporale che consenta di accumulare pensieri, sensazioni, odori, fremiti insieme all’immagine più o meno latente. Non prima, non dopo lo scatto, ma durante, ricorrendo a tecniche che prolungano il tempo di scatto, trasformandolo da frazione istantanea a momento della propria vita, che si può ricordare. Oppure tornando al proprio soggetto più e più volte, sino a “comprenderlo” fino in fondo. O utilizzando tecniche e strumenti che ci invitino a rallentare, e a rimanere in contatto l’immagine ripresa anche dopo lo scatto. Le possibilità per prolungare lo scatto sono molteplici e diversificate, ma tutte connesse da un filo rosso chiamato “tempo”.
Sebbene le foto del progetto rappresentino ovviamente luoghi concreti il concetto di fondo è che essi sono anche archetipi del paesaggio in quanto tale, soprattutto con riferimento a quella che è la tradizione del Grand Tour. In qualche modo l’autore ha voluto mettersi sulle tracce degli antichi viaggiatori, che dedicavano a ciascun luogo il tempo necessario a comprenderlo bene. L’obiettivo non era vedere più cose, magari di fretta, ma imparare. La crescita umana, personale, e culturale, era il vero scopo di questi viaggi di formazione, che naturalmente riguardavano essenzialmente ricchi possidenti, nobili e intellettuali, cioè un’infima minoranza della popolazione, un’elite per così dire.
Ecco dunque che TimelessScapes diventa una sfida. In un’epoca che ha fatto della velocità il proprio mito, rallentare; in un’epoca che ama la superficialità, approfondire; in un’epoca che cerca solo l’eccezionale, far vedere l’eccezionale in ogni cosa che ci circonda.
No Comments