Un capolavoro di Balzac nella riscrittura in progress di Gian Maria Cervo in un luogo viterbese curioso e suggestivo. Il 30 e il 31 luglio alle 19,00 presso un antico cortile che si trova a Viterbo al numero 19 di Via Romanelli (traversa di Via S. Lorenzo), il pubblico viterbese avrà l’opportunità di entrare nel laboratorio drammaturgico di Gian Maria Cervo. L’Associazione Urlo offrirà infatti alcune rappresentazioni di una originale riscrittura di uno dei capolavori di Balzac che sarà proposta nel corso degli anni in forme e stesure diverse. “Il capolavoro sconosciuto” sarà portato in scena da Vito Mancusi con un cast che vedrà la presenza, oltre che dello stesso Mancusi, di Federico Tolardo e Massimiliano Vado interpreti teatrali riconoscibili dal grande pubblico per le loro interpretazioni in varie serie, fiction e produzioni televisive di successo come “Il tredicesimo apostolo”, “Le ragazze dello swing” “RIS” e “Distretto di polizia”. I costumi sono di Isabelle Caillaud costumista cinematografica e teatrale, già collaboratrice di Roberto Faenza.
“Il capolavoro sconosciuto” costituisce una specie di leggenda letteraria. Artisti e intellettuali sono stati ossessionati da questo racconto di Honorè de Balzac. Pablo Picasso stabilì il suo studio presso l’indirizzo parigino in cui è ambientata la storia. Cezanne, Henry James, Baudelaire, Rilke, Croce, Hofmannsthal, Italo Calvino hanno scritto su questa “tragedia in narrativa” del processo artistico, incentrata sui tentativi della pittura di ricreare la vita sulla tela, e sul suo protagonista , Frenhofer, un genio travagliato, una specie di figura sovrumana che anticipa l’astrattismo e l’informale.
Nella sua riscrittura teatrale, costante work in progress, Cervo ha fatto ricorso sia a elementi della performance artistica che a una tecnica elisabettiana di costruzione del personaggio. “Ho usato un connubio esitazione-coscienza –dice Cervo- per creare un Frenhofer che pone costantemente in questione la propria volontà e quindi anche i propri obiettivi e che di conseguenza trascende il testo che lo contiene. Del resto Frenhofer è gigantesco anche nel testo di Balzac. Tanto per cominciare è l’unico pittore immaginario a popolare il racconto. Gli altri due pittori, Porbus e Poussin sono figure storicamente esistite.”
“Al momento – continua Cervo- il testo si compone di un primo atto fedele al racconto balzachiano e un secondo atto provvisorio ispirato al ciclo pittorico “la battaglia di Lepanto” di Cy Twombly l’artista che aveva lavorato come crittografo (addetto all’interpretazione di segnali e linguaggi misteriosi) per l’esercito degli Stati Uniti e che viene spesso assimilato, per la sua arcadicità, a Poussin, pittore (autore del mitizzato quadro “Et in Arcadia ego”) presente sia nel testo di Balzac che nella mia rielaborazione. Il lavoro che ho fatto sul ciclo “Lepanto” di Twombly mi è servito anche a creare le mie sezioni del testo “CALL ME GOD” portato in scena da Marius von Mayenburg per il Residenz Theater di Monaco, e in quell’occasione la fondazione intitolata all’artista americano e il Museo Brandhorst di Monaco di Baviera, che ospita il ciclo pittorico di Twombly, hanno accordato alla produzione il permesso di riprendere immagini dell’opera del pittore americano e di usarle nello spettacolo.
Il testo de “Il capolavoro sconosciuto” cambierà forma negli anni. Probabilmente i materiali su “Lepanto” scompariranno in futuro ma, in un certo senso, continuerò a farmi ispirare, per questo lavoro, da quello che Heiner Mueller diceva sulle trame a teatro: se nel primo quadro comincia una trama e poi nel secondo continua una trama completamente diversa e poi ne comincia una terza e poi una quarta, allora la cosa è entertaining e piacevole. Vito Mancusi con la grande esperienza maturata nella drammaturgia contemporanea è il regista ideale per questa performance festosa realizzata e ospitata da vecchi amici (sul cortile in cui la performance si svolge si affaccia la casa del critico d’arte e curatore Antonio Arevalo, già commissario del padiglione cileno alla Biennale Arte di Venezia e dell’artista Paolo Angelosanto) per tutti i viterbesi che vorranno essere amici della drammaturgia contemporanea”.
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