TARQUINIA – Per celebrare il decennale dell’iscrizione nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità della straordinaria necropoli dei Monterozzi di Tarquinia (2004-2014), la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale ha restituirà alla pubblica fruizione una delle tombe dipinte più suggestive inserite nel percorso di visita della necropoli Monterozzi: la tomba “Bartoccini”, risalente alla fine del VI secolo a.C.
L’inaugurazione avverrà il 14 ottobre, alle ore 16.00, alla presenza del sindaco Mauro Mazzola, del sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni e del soprintendente per l’Etruria Meridionale Alfonsina Russo Tagliente. I visitatori rivivranno finalmente quell’antica atmosfera affascinante e misteriosa, ma potranno anche conoscere, attraverso un filmato posto all’ingresso della sepoltura, il lavoro minuzioso dei restauratori che ha consentito di riportare alla luce i colori degli Etruschi e i graffiti dei Templari. Il video è stato realizzato a cura dell’Associazione Amici delle Tombe dipinte di Tarquinia, che dal 2012 sostiene il difficile lavoro della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria meridionale. La tomba“Bartoccini” stupisce per la decorazione “ad arazzo” del soffitto e delle pareti della camera centrale che avvolge chi vi entra come in un morbido tessuto colorato e per la scena di banchetto resa miniaturisticamente. Nelle camere laterali la decorazione a scacchiera in bianco e rosso, i colori della divisa dei Cavalieri Templari, ha forse costituito il motivo della scelta proprio di questa tomba per i riti segreti d’iniziazione dell’Ordine cavalleresco, attivo nel 1200, a distanza di quasi 700 anni dalla realizzazione della tomba da parte degli Etruschi. La necropoli dei Monterozzi si sviluppa su un’altura posta a sud del grande altopiano della Civita, dove sorgeva la città etrusca di Tarquinia. Delle migliaia di tombe portate alla luce, circa 200 hanno restituito pitture che, con colori intensi, il rosso, il bianco, il blu, il bruno, raccontano attraverso scene vivaci la vita degli Etruschi di Tarquinia, tra banchetti, danze, musica e giochi. Uno scenario che a distanza di migliaia di anni commuove ancora lo spettatore contemporaneo, soprattutto per il contrasto stridente tra la destinazione funeraria degli spazi e la vitalità delle immagini in essi rappresentate; l’estrema speranza di un’immortalità agognata.
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