APPUNTAMENTI – Al Palazzo baronale di Calcata “Il Drago e il Volto del cielo”

Sabato 16 novembre, a Calcata, “Il Drago e il Volto del Cielo”.
“IL DRAGO: CREATURA ALCHEMICA
Esiste un Grande Drago che compare nei tempi di pericolo per indicare la strada, confortare e rendere partecipi dell’unità del creato. Dov’è e chi è questo Drago che profetizza a chi è in pericolo? Il Drago esiste nel magico tempo eterno e comunica con chi lo sa ascoltare e vedere.
Per poter intuire il drago dobbiamo prima parlare di simboli, archetipi e dei e soprattutto di architettura, perché l’architettura è la “forma degli archetipi”. Parleremo con la lingua che proviene dall’inizio dei tempi e dal punto cosmico verso il quale stiamo ritornando, la lingua egizia geroglifica. La via dello Spirito è un punto singolare che contiene in sé la spirale del tempo, che chiude e apre contemporaneamente.
Il Drago è una creatura alchemica, composta da varie parti affiancate e corpi sovrapposti. Le varie parti e i suoi corpi comprendono tutte le classificazioni, sistemi, teorie, assetti e aspetti della realtà che possono essere immaginati o descritti.
Con i corpi sottili e invisibili dell’uomo può inoltre trascendere tutte le limitazioni ed entrare nell’incommensurabile nella via dello Spirito, quella che Castaneda chiama Nagual.
Secondo la terminologia alchemica, la testa corrisponde alla Pietra Filosofale: Le sue otto parti sono i tre principi dell’Opera: zolfo, mercurio e sale, i quattro elementi tradizionali, terra, acqua, aria e fuoco, e in più la quintessenza, l’etere.
La coda rappresenta l’Opera al nero e racchiude in sé i veleni e la via per la trasformazione dei veleni. Le nove criniere tra le parti sono le ruote simbolo dell’Enneade degli dei. Nove, peschet, significa “luce” e le nove ruote captano la luce dal cosmo e la trasmettono in terra attraverso i corpi e le parti. Ogni ruota ha un colore dell’arcobaleni, con la criniera della testa che è la luce bianca e la criniera della coda che è la luce nera.
Il Drago è il corpus alchemicus. In tutte le sue trasformazioni e in ogni sua parte assume un colore, una forma, un suono, un inno. Il Drago simbolizza il raggiungimento dell’alchemica fase della cosa unica. Ha “zampe” per innalzarsi fuori dalla gravitazione celeste, fuori dall’energia fissante, immobilizzante, narcotica, della terra. Lui deve poter volare al cielo; le sue altezze sono per sfuggire alla terra.
Il Drago conosce tutte queste cose: per questo non è fisso, né ancorato nella terra. La conosce, la rispetta, vi cammina sopra, conoscendone i punti nevralgici vitali e scorre via veloce, come gli antichi nomadi che vivevano liberi su tutto il pianeta, portando con sé la loro tenda personale, mutando la loro dimora e seguendo le stagioni. Il loro tetto era sempre il cielo stellato, senza bisogno di raffigurarlo simbolicamente sulla volta dei templi.
Se la terra si scuote, Il Drago non ne è toccato, non ne è leso: le sue zampe e gambe si muovono e si reggono, sono mobili e flessibili, si piegano e si dondolano con la terra, così lui procede oltre. Solo le strutture e i sistemi mentali filosofici e religiosi rigidi si spezzano e crollano, poiché non possono essere alterati e fluire con l’universo.
Ciò che si muove con l’universo, che crea universi paralleli, che si fonda con l’alito cosmico e sa con esso dissolversi, non può essere spezzato. Il soffio non si spezza ma si dilata in spire sempre più grandi, danzando fino a dissolversi in miriadi di fulmini d’oro. Il soffio è il vento e il vento è il respiro del Drago.
Athon Veggi.
Estratto da: “Il libro del Drago. L’architettura del cosmo”, Roma, Venexia, 2004”


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Data
16/11/2013
16:00

Organizzatore

Location
Palazzo baronale

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