Review Category : Notizie

CULTURA – “Viaggi nella storia” , via al progetto nelle scuole di Montalto

Gli studenti della scuola media della classe 2°C di Montalto e delle classi 2°A/P di Pescia Romana, da oggi, daranno inizio ad un progetto “La Tuscia oggi, realtà e sviluppo”, promosso dall’associazione Cultura e Risorse e finanziato dalla Banca del Credito Cooperativo di Roma. Il corso, a cui hanno aderito con entusiasmo già molte istituzioni scolastiche in tutto il Lazio e che è stato insignito di importanti riconoscimenti da parte degli enti nazionali, si inserisce nel progetto “Viaggi nella storia” per la realizzazione di una collana di romanzi storici illustrati.

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CULTURA – Il Teatro Evolutivo entra al Midossi

Gen 25, 2016 Posted by In approfondimenti, Notizie Tagged , Comments 0

L’associazione Le Nuvole ha come obiettivo pedagogico dell’anno 2016 di
dedicare la propria attenzione al mondo degli adolescenti e
lo fa promuovendo un laboratorio di Teatro Evolutivo.
L’invito è stato raccolto da una professoressa di lettere del
liceo artistico Midossi di Civita Castellana, la dott.ssa Paola Guerrini,
affiancata dalla prof.ssa Tiziana Cremonini.

Il corso è stato strutturato su 12 incontri, partiti il 23 gennaio, ed è tenuto da Adele Caprio, regista della Compagnia teatrale PoEtica, presidente dell’associazione Le Nuvole e autrice del libro ‘Pedagogia, un’Arte in divenire’ (Anima Ed. Milano 2014) che ha fatto suo il metodo Stanislavskij durante il suo soggiorno all’Actor’ Studio di New York.

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CULTURA – Dipinto del Pastura, concluso il restauro

Si è concluso in questi giorni il restauro di un importante affresco presente nella chiesa di Santa Maria Nuova a Viterbo e attribuito ad Antonio del Massaro detto il Pastura. L’opera fu eseguita intorno alla metà degli anni ottanta del XV secolo e rappresenta: San Girolamo, San Lorenzo, San Giovanni Battista ed un committente in preghiera.

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NEWS – Al Caffè Letterario apre “L’ Angolo dello Studio”

Apre a Viterbo “L’ Angolo dello Studio” presso i locali gentilmente concessi dal Caffè Letterario, sito in via Garbini.
L’idea è quella di uno spazio familiare, accogliente e sereno in cui lo studio possa diventare davvero apprendimento.
Le giovani educatrici, autrici dell’iniziativa, intendono rispondere alle esigenze di quelle famiglie che, con i ritmi serrati che la vita quotidiana impone, si ritrovano a far fronte alle esigenze di giovani adolescenti, impegnati nel delicato percorso di studi delle scuole medie e superiori.

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CULTURA – Grande Guerra, il valore degli eroi di Sipicciano

– di Alessandro Gatti –

C’è stato un tempo, non tanto lontano, nel quale le logiche di difesa, sulle quali gli Stati europei fondavano la propria Sicurezza nazionale, avevano come punto di riferimento il conflitto e la guerra.
In quegli anni si respirava ancora l’odore acre di un processo di maturazione che avrebbe portato, di lì a poco, ad edificare un concetto nuovo di tutela dello Stato Nazione; sulla solida base di alleanze pacifiche ed accordi commerciali.
Quanto presentato da Claudio Mancini, sabato 16 Gennaio presso il Palazzo Baronale di Sipicciano, nel suo inedito “Gli eroi di Sipicciano nella Grande Guerra” altro non è che un testamento.
Una testimonianza tangibile di persone comuni strappate alla vita di tutti i giorni dalla Prima Guerra Mondiale.
Claudio Mancini, attraverso la ricerca storica, ha restituito ai posteri la memoria di coloro che partirono da un piccolo paesino, per un lungo viaggio verso la morte.
Alcuni non trovarono il biglietto di ritorno, mentre altri riuscirono a tornare. Tuttavia il viaggio li trasformò e non furono mai più gli stessi.
Gli eroi di Sipicciano rappresentano l’italiano medio chiamato alle armi.
Un paesello dell’Italia centrale, come ce n’erano tanti all’epoca ed anche adesso.
Gente chiamata a decidere le sorti di un Paese che cercava a fatica di costruire la sua identità attraverso il perverso gioco della contrapposizione.
Gli eroi di Sipicciano, restituiti alla memoria da un prezioso lavoro di indagine storiografica, furono alcuni dei tanti protagonisti del processo di costruzione di un’unità ed un’identità nazionale.
Artefici dell’opera di libertà e pace che oggi viviamo, ma vittime del retaggio storico, incompiuto ed immaturo, del Congresso di Vienna del 1814.
Contadini, medici, pastori, insegnati, giovani studenti, padri, figli e quanto di più bello e prezioso un Paese possa avere.
Partirono alle armi nella Prima Guerra Mondiale per dare compimento a quel lungo processo di riconfigurazione territoriale iniziato con la Restaurazione un secolo prima.
Al Congresso di Versailles, nel 1919, l’Italia vide riconoscersi la sovranità sulla Venezia Giulia, Zara, la Venezia tridentina.
Sebbene si fosse parlato di vittoria mutilata, quel riconoscimento è stato il fondamento del tricolore italiano e, nel ricordo delle vittime della Grande Guerra, negli occhi dei suoi reduci, quel tricolore sventola ancora.
La più grande conquista di Versailles fu la Società delle Nazioni che trovava nei quattordici punti di Wilson la sua anima vivificatrice.
Perché gli Stati europei ed il mondo intero potessero essere finalmente pronti a vivere con concretezza kantiana l’unità della pace servirà una seconda conflagrazione mondiale.
Sebbene l’Organizzazione delle Nazioni Unite, riedizione aggiornata e potenziata del progetto wilsoniano, si sia rivelata ben lontana dalla “Pace Perpetua” professata dal filosofo visionario Immanuel Kant, essa seppe fondare la pace su principi e valori che travalicarono i presupposti dello Stato Nazione.

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CULTURA – La “Crocifissione” ed i suoi legami con Michelangelo

Gen 16, 2016 Posted by In approfondimenti, Notizie Tagged Comments 0

A seguito dell’ampio interesse generato dall’incontro del 13 gennaio sulla “Crocifissione” del Museo del Colle del Duomo,in qualità di relatori riteniamo sia utile tirare le somme di quanto presentato come esito degli studi condotti dall’Università della Tuscia in collaborazione con Archeoares ed Egidio 17,con il patrocinio della Diocesi di Viterbo.

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NEWS – Bis de “Il Calice e la stella” a “La prova del cuoco”

La Tuscia e i suoi prodotti tipici e tradizionali saranno di nuovo protagonisti de “La prova del cuoco”, la trasmissione di Rai Uno condotta da Antonella Clerici e Beppe Bigazzi. Sabato 16 gennaio alle dodici, Felice Arletti, proprietario dell’Agriristoro “Il Calice e la stella” di Canepina, un suggestivo locale d’epoca medievale addossato alle mura castellane del paese, vincitore della puntata di sabato scorso, affronterà una nuova sfida, presentando piatti a base di lenticchie di Onano, i ceci del solco dritto di Valentano e i fagioli del purgatorio di Gradoli.

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CULTURA – Sant’Antonio Abate: tradizione egizia, celtica e… bagnaiola

Gen 15, 2016 Posted by In approfondimenti, Notizie Tagged Comments 0

-Di David Sciuga-

Chi era
San Antonio fu un eremita ed un abate nato in Egitto, a Coma, e vissuto tra il III e il IV secolo d.C., in tarda epoca imperiale. In giovane età lasciò i suoi averi per vivere da povero anacoreta, morendo ultra centenario sulle rive del Mar Rosso. Già in vita era nota la sua fama di santità tanto che accorsero da lui molti pellegrini. Sembra che anche l’imperatore Costantino e i figli di lui lo avessero cercato per trovare consiglio.
Folklore
Nell’iconografia veniva ritratto accanto a donne attraenti, quali simbolo delle tentazioni terrene, o vicino ad animali (soprattutto suini), di cui è considerato protettore.
La ricorrenza dedicata al santo è ricordata in diversi luoghi ed è usanza diffusa accendere un grande falò la sera della vigilia, proprio per la sua capacità di guarire con il Fuoco Sacro detto, per l’appunto, di San Antonio. Questa ricorrenza è celebrata in più località cristiane, il 17 gennaio, con manifestazioni di natura folkloristico-religiosa che sono ritenute utili ad attrarre la benevolenza del santo. Non a caso nei Paesi Cattolici è usanza benedire gli animali proprio nel giorno a lui dedicato.
Essendo stato associato al fuoco, Antonio fu considerato anche guaritore dell’Herpes Zoster, appunto chiamato anche Fuoco di Sant’Antonio.
Altre origini
La tradizione relativa al santo egiziano è tuttora viva nei centri rurali e si ritiene che i riti attorno alla sua figura affondino le proprie origini nella civiltà celtica: accade di frequente che le tradizioni relative ai santi cristiani abbiano assorbito quelle di culti pagani pre-esistenti.
Presso l’antico popolo europeo dei Celti, diffuso in diversi Paesi nel Vecchio Continente, e anche in diverse regioni d’Italia, esistevano diversi riti nelle Feste di Imbloc e Beltaine. In queste, l’elemento del fuoco rivestiva un ruolo cardine.
Proprio la pagana festa di Imbloc presenta spiccate analogie con quella che si è tramandata fino ad oggi: si celebrava il primo Febbraio (lo stesso mese del Sacro Fuoco), voleva sancire il termine dell’inverno e abbracciare il ritorno della primavera con il conseguente allungarsi delle giornate. L’elemento apotropaico del fuoco doveva attrarre forze benevole e difendere da quelle malvagie, latrici di disgrazie e malattie, per garantire un futuro radioso in un’atmosfera di festa da condividere nella comunità, proprio come avviene nella famiglia bagnaiola.

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CULTURA – Fede e paganesimo del Sacro Fuoco di Bagnaia

-Di Gatti Alessandro-

La festa del “Focarone” di Sant’Antonio Abate a Bagnaia è uno degli eventi folkloristici più caratteristici dell’intera provincia, capace di attrarre visitatori da tutta Italia, mentre non mancano gli stranieri affascinati dalle usanze ancestrali legate al territorio della Tuscia viterbese.
Nella notte tra il 16 e il 17 gennaio il Sacro Fuoco riunisce a sé, per una notte intera, grandi e piccini in un evento imperdibile per gli amanti del folklore, della carne e della birra.
Le origini di questa festa risalgono a ben prima l’Epoca Cristiana, costituendo tutt’ora un simbolico patto con Sant’Antonio affinché continui a proteggere gli animali, da cui per secoli, è dipesa la sussistenza della popolazione locale.
Prima del Cristianesimo si accendeva un grande fuoco nella piazza centrale come buon auspicio per evitare che pestilenze, malattie e spiriti negativi gravassero sul bestiame, vero motore dell’economia delle arcaiche società agresti.
Ancora oggi riviviamo, in uno splendido connubio di storie e tradizioni, quella che fu un tempo una simbologia mistica ed un rito popolare per rendere omaggio ad un Santo Protettore.
Nonostante nel corso dei secoli il significato della festa sia stato reinterpretato, per non dire travisato, conviene ricordarne l’intento iniziale che, se pur dalle origini contaminato da superstizione popolare e paganesimo, serbava la genuinità di un’invocazione a San Antonio Abate.

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NEWS – A Monterosi le riprese di “Un Medico in famiglia”

-Di Eleonora Straffi –

Ieri sera a Monterosi sono state girate alcune scene di Un medico in famiglia, l’amata serie di nonno Libero (Lino Banfi) ormai giunto alla decima stagione.

Per le vie del centro storico ecco sfrecciare su una moto la piccola, ormai cresciuta, Annuccia (Eleonora Cadeddu).

Noi di Tusciaeventi siamo riusciti ad avere qualche scatto inedito.

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