Review Category : Interviste

INTERVISTE – Con Pino Quartullo rivive a Ferento il “Fu Mattia Pascal”

-di Martina Agostini-

Pino Quartullo ha interpretato una delle figure più famose del mondo pirandelliano, Mattia Pascal, in occasione dell’apertura della stagione teatrale a Ferento, la sera del 17 Luglio, con la regia di Guglielmo Ferro.
Quest’anno la direzione artistica ha scelto, tra i maggiori esponenti della nostra letteratura, due figure legate al territorio della Tuscia, Luigi Pirandello e Gabriele D’Annunzio.
La splendida cornice archeologica offre delle suggestioni profonde che si legano alle opere teatrali, ai balletti e alle rappresentazioni musicali messe in scena nell’antico teatro romano fino all’8 Agosto (il programma è consultabile sul sito www.teatroferento.it oppure sulla pagina Facebook –logo fb- teatroferento).
In un’intervista a tutto tondo l’attore protagonista, reduce dal successo di “Cogli l’attimo che fugge” al Teatro Argentina con Alessio Boni, racconta sensazioni ed emozioni nell’interpretazione dell’opera di Pirandello.

Al posto di Mattia Pascal avrebbe colto l’opportunità di abbandonare responsabilità e situazioni scomode per inventarsi una nuova vita?
In realtà avrei lasciato tutto per molto meno, se, come il protagonista del romanzo, fossi stato colpito dalla stessa sfortuna economica ed affettiva.
Al contrario suo, però, non sarei mai tornato a ricoprire i panni di Mattia Pascal, continuando a vivere la libertà acquisita, anche se illusoria, perché priva della possibilità di concretarsi effettivamente in una nuova vita, in un nuovo matrimonio, in una nuova casa, in una nuova città.
Il tema della fuga è attualissimo oggi più che nel primo Novecento, anche se furono anni di piena crisi per l’uomo moderno, sfiancato dalla perdita di certezze in ambito sociale e personale. Moltissime sono le persone che ogni giorno scompaiono per fuggire la realtà, come Mattia Pascal, che pensa di scappare in America prima del colpo fortunato al casinò di Montecarlo, e come gli attori che, con il loro lavoro, si calano in vite più peccaminose e più intense, dove poter trasgredire le convenzioni e le regole sociali in cui spesso ognuno di noi si sente imprigionato.

In quale modo si è preparato a questa drammatica, ed allo stesso tempo ironica, interpretazione? C’è una seconda personalità pirandelliana che sogna di mettere in scena prossimamente?
Proprio la famiglia Pirandello mi ha chiesto di portare in vita il personaggio di un romanzo quasi inedito, pubblicato ma poi ritirato in breve tempo, dal titolo “Suo Marito”, che racconta del rapporto tra la scrittrice Grazia Deledda e il marito/manager improvvisato. Attraverso quest’opera e il famoso “Saggio sull’umorismo” ha ricostruito gli aspetti antitetici della vita di Mattia Pascal, drammatica e ironica allo stesso tempo. Un impasto di grottesco e ilarità che contraddistingue molti personaggi pirandelliani, tra cui quello che mi è più caro, Enrico IV, il finto pazzo.

Divenire sul palco Mattia Pascal ha fatto riaffiorare nella sua memoria esperienze personali simili e, che cosa le ha lasciato questo viaggio interiore? Questa è stata una delle occasioni più laceranti dove esprimere un forte dramma interiore, anche avendo vissuto direttamente perdite importanti, anche avendo già preparato molti ruoli drammatici, a teatro come in tv, mi sono sentito particolarmente compenetrato nei momenti forti vissuti dal protagonista del romanzo, sapientemente accompagnati dalle musiche di Massimiliano Pace, che hanno aiutato l’immedesimazione nei momenti più drammatici della vita di Pascal, come la morte delle figlie e della madre.
Un altro elemento che ha favorito questo forte trasporto è stato il linguaggio pirandelliano, un supporto mai banale ma ricercato e dal carattere letterario, perciò musicale ed altamente evocativo, che ben si sposa con la classicità delle musiche e della location scelte per questo riuscitissimo adattamento teatrale.

I prossimi appuntamenti che Pino Quartullo porterà in scena, curando anche la sceneggiatura e la regia, sono “Come se fosse lei” sabato 21 Luglio a Frascati, il 13 Agosto al Festival Internazionale di Mezza Estate a Tagliacozzo e il 14 Agosto a Pietrabbondante con l’attore Lino Guanciale.

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INTERVISTE – Bitcoin e criptovalute. A tu per tu con l’economista Nino Galloni

Un passato come funzionario del ministero del Bilancio, direttore generale in quello del Lavoro, docente universitario, stretto collaboratore di Federico Caffè e tra i più autorevoli economisti italiani a livello internazionale (tanto che negli anni Ottanta venne definito “l’oscuro funzionario che fece paura a Helmut Kohl”, Nino Galloni è uno dei maggiori esperti di monete complementari, bitcoin e criptovalute.
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INTERVISTE – Il Signor Distruggere, a tu per tu con il nuovo eroe dei social

Vincenzo Maisto, blogger, scrittore ed influencer noto come Il Signor Distruggere, dopo la sua recente vittoria ai Macchianera awards continua a crescere e ad affermarsi sui social, smascherando l’ignoranza, a dir poco sconcertante, che dilaga tra alcune categorie di utenti. Quelle che più risaltano e fanno rabbrividire sono le mamme “pancine” o “pancine d’amore”…
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INTERVISTE – La forza del gesto per rompere il silenzio e vivere. Perché io segno!

-di Virginia Duranti-
Ci sono gesti che raccontano parole, emozioni, sogni e progetti. Storie di vita. Linguaggi che non vogliono sconti né rimborsi. Semplicemente esistono e sono usati. Specchio della comunità. Sarebbe ottimale se fossero anche riconosciuti. Ne ho parlato con Raffaella Ludovica Cucchi, presidente dell’Associazione Italiana Perché Io Segno. Ne è nato un dialogo interessante e stimolante. Sia dal punto di vista formativo, sia dal punto di vista umano. Motivi di ispirazione e riflessione.
Come e quando nasce l’Associazione “Perché io segno”? Di che cosa si occupa?
“Perché io segno” nasce l’undici agosto 2016, proprio ieri abbiamo raggiunto un anno di attività.L’associazione nasce per sopperire alle necessità delle persone sorde.
Questioni di natura quotidiana, per esempio se un sordo deve andare dal medico ed ha bisogno di un interprete, ma anche situazioni più delicate come quelle legali. Io e la mia amica Federica abbiamo dato il via a questo progetto, per essere di supporto alle persone sorde. Siamo una squadra. E sono felice di poterlo dire e di poter lavorare insieme a lei.
Quali potrebbero essere le strategie utili per garantire un’inclusione costruttiva tra sordi ed udenti? Cosa sta facendo la scuola in merito?
Inclusione per noi significa tutto. Stiamo avviando progetti che riguardano la vita quotidiana.
L’inclusione è il pilastro su cui si fonda la nostra associazione e quando dico attività di tipo giornaliero, mi riferisco per esempio, a tutti quei servizi utili a tutti che possono semplificare la vita di ogni giorno.
Se vai alle poste per citarne una, sarebbe utile per tutti ed in particolare per i sordi, che ci fosse un vademecum scritto in forma più chiara e semplice,utile. Il semplice scrivere meglio una serie di servizi garantiti ai i cittadini, è aiutare i sordi. Il nostro intento è normalizzare il concetto di disabilità.
La Lis è un’esperienza intensa: stiamo cercando di scardinare ed eliminare i pregiudizi.
Per quanto concerne la scuola e la Lingua dei Segni Italiana a livello territoriale e di provincia, siamo all’inizio di un cammino in cui non mancheranno le difficoltà.
La strada è lunga e abbiamo tanto da fare, ma siamo fiduciose.
Stiamo lavorando per l’inserimento nelle classi a tutti i livelli, dell’assistente alla comunicazione.Una figura altamente professionale che dovrebbe affiancare l’insegnante tradizionale per facilitare l’apprendimento dello studente con problemi di udito attraverso l’uso dei gesti e questo nelle classi. Posso dire tuttavia, che il problema è a monte purtroppo.
Finché non ci sarà il totale riconoscimento giuridico attraverso norme specifiche della Lingua Italiana dei Segni come sistema usato appunto per la comunicazione, tale figura avrà sempre difficoltà ad emergere.
– Cosa ti senti di dire a tutte le persone sorde e alle loro famiglie? Cosa invece, vorresti dire alle persone udenti per superare tutti i pregiudizi che potrebbero persistere nei confronti dei sordi?
Ai genitori dei sordi e a loro stessi direi di non creare mondi separati.
La differenza c’è semplicemente perché si utilizzano canali di comunicazione diversi, ma questa lieve distanza può essere colmata attraverso la conoscenza della lingua dei segni.
E ciò vale per tutti: sordi e udenti.
Questo sistema linguistico è molto utile per vincere la timidezza. Per comunicare bene si ha bisogno di tutto il corpo, non solo delle mani per parlare, ma anche le espressioni facciali hanno una valenza essenziale ed importante. Più gesti possono voler dire più cose. Ciò che dà il senso della parola che si intende dire è la mimica facciale.
Quali sono i progetti imminenti cui “Perché io segno” si dedicherà nei prossimi mesi?
Presso la nostra sede di Viterbo, ad ottobre, ripartiranno i corsi della Lingua dei segni Italiana di primo e secondo livello. Faremo inoltre corsi di Braille, il sistema di scrittura in rilievo utilizzata dai non vedenti. E ancora: stiamo lavorando a piccoli ed importanti progetti relativi all’interprete al cinema e per Santa Rosa. Abbiamo avuto il piacere di collaborare con la Polizia di Stato per il rilascio di patenti per i sordi e lo faremo ancora. Sono previsti infine, laboratori Lis e corsi di formazione.

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INTERVISTE – “Real – A Ghostbusters Tale”, un sogno diventato realtà

– di Virginia Duranti –

Ci sono domande che non smetti mai di porti, specie se sei un appassionato, un fan vecchio stile, di quelli che hanno visto tutti i film, imparano alla perfezione le battute e hanno poster su poster.
Che fine hanno fatto i Ghostbusters? Possibile che Peter Vankman, Ray Stantz e Egon Spengler abbiano appeso lo zaino protonico al chiodo? Sono davvero finite le loro incredibili avventure?

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INTERVISTE – A tu per tu con Valentina Izzo

-di Fulvio Medici-

“Questo è il primo spettacolo della Compagnia Amatoriale di Acquapendente, “Gli sfacciati”.Nella ricerca ed in seguito della scelta del progetto giusto per noi, mi sono trovata un pò in difficoltà… eh sì perchè inizialmente la compagnia era composta da 8 donne e 3 uomini e chi ama il teatro sa che le commedie, nella maggioranza dei casi, sono interpretate da uomini. Ho cercato sul web “commedia di sole donne”, cercavo una storia che mi colpisse e l’ho trovata! Ecco com’è nata “Tutte le donne della mia vita” che andrà in scena al Boni il prossimo 21 febbraio.
A parlare è la regista, Valentina Izzo: “Quando ho letto la trama me ne sono subito innamorata, immaginavo i miei compagni nelle varie parti, qualcun altro invece, abbiamo dovuto cercarlo.Ora siamo una compagnia composta da una ventina di persone, noi donne siamo sempre in maggioranza, come nel resto del mondo.
Vorrei aggiungere che “le porte degli Sfacciati” sono sempre aperte, quindi chiunque avesse voglia di fare teatro è il benvenuto.Lo spettacolo tratta un tema attuale: Andrea è lo stereotipo del ragazzo italiano.E’ un bamboccione? Ebbene sì! Qualcuno potrà pensare che sia colpa sua poiché non riesce a maturare e farsi una vita propria, libera e indipendente.Altri saranno pronti a dire di no attribuendo la responsabilità alle mamme che crescono i figli attaccati alla loro gonna e li fanno vivere nel senso di colpa. Qualcun altro ancora, invece, sarà convinto che il caso di Andrea è particolare perchél’abbandono del padre ha traumatizzato tutta la famiglia.Alla fine dello spettacolo ognuno si farà la propria idea, ma una cosa è certa: Andrea si trova a combattere contro 7 donne… chi può salvarlo? Se stesso! Solo lui potrà riuscire ad emergere da questa situazione, con l’aiuto di un’altra donna che gli farà aprire gli occhi. E, come dice il mio proverbio preferito:” Dietro ad un grande uomo c’è sempre una grande donna!”
Valentina Izzo
(Regista)
I PERSONAGGI : Niko Piersanti- Andrea Morelli; Meri Pelosi- Vittoria Morelli ; Valentina Izzo- Veronica Morelli ; Serena Tini- Beatrice Morelli ; Giorgia Pieri- Federica Morelli; Paola Serafinelli- Matile la Nonna; Valeria Fratangeli- Bogdana la Badante;; Annalisa Gaggioli- Giulia Bonardi; MadalinaTupu- Roberta la Ex; Dario Cecconi- Marcello il Portiere; Roberto Gaggioli- Riccardo Bonardi; Andrea Cecconi- Maurizio l’Assistente; Pierluigi Riccini- Corrado De Nardis; Federico Fabiani- Ludovico il Filosofo/ Giovanni lo Scalzista; Fulvio Medici-il Padre.
I biglietti sono già acquistabili presso il Teatro Boni dal giovedì al sabato dalle 16:30 alle 19:00, oppure per telefono al numero 0763733174
Pagina facebook https://www.facebook.com/sfacciatiacquapendente?fref=ts

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MUSICA – Serena Caporale, dopo Baglioni il sogno del gospel a Viterbo

“Il sogno è di realizzare un coro gospel a Viterbo”.
A parlare è Serena Caporale, rientrata da poco dal tour nazionale di Claudio Baglioni, dove è corista.
Il 18 dicembre il concerto finale a Milano, poi il suo ritorno nella Tuscia con in agenda il corso di gospel organizzato in collaborazione con ‘La Casa delle Arti’. Qualche giorno di riposo sotto le festività e l’avvio del progetto. Ogni martedì sera dalle 20 l’appuntamento è in via Cristofori 8 nel quartiere Pilastro. Al momento conta una quindicina di frequentanti, ma la squadra può allargarsi.

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INTERVISTE – Venti minuti di standing ovation per la Traviata di Sesto Quatrini,

-di Eleonora Straffi-

È di Ronciglione, ha 30 anni ed è direttore dell’orchestra sinfonica del Teatro Flavio Vespasiano di Rieti, stiamo parlando del Maestro Sesto Quatrini. Un ragazzo semplice e solare con la voglia e la passione di far conoscere la sua musica.
Infatti i suoi lavori sono stati eseguiti da importanti esecutori e formazioni orchestrali, tra cui il Concerto per violino e orchestra da camera op.24 (Auditorium Parco della Musica,Roma).
Il suo catalogo delle opere è attualmente al n. 58, e comprende musica da camera, sinfonica, vocale e lirica.
Da poco ha diretto “La Traviata” al Théàtre de l’Athénée, uno dei più importanti di Parigi, per la regia di Massimo Bonelli e Sergio Urbani, altri personaggi importanti per la Tuscia.
La loro rivisitazione dell’opera ha ottenuto una standing ovation di ben 20 minuti.

Ha 30 anni ed è già un direttore d’orchestra affermato. Qual è il suo segreto?

“Il mio segreto?
Per essere un direttore bisogna passare le proprie giornate a studiare meticolosamente per farsi trovare sempre pronti, ma questa non è una novità!
Sono sempre stato incline ad assumermi responsabilità e gestire gruppi di lavoro. Credo però che, per quanto mi riguarda, il fatto di non prendermi troppo sul serio sia il vero segreto o quantomeno l’ingrediente principale del mio modo di vivere la professione.
La musica è una cosa seria ma allo stesso tempo è godimento. Ed è questo quello che faccio quando lavoro: serietà e divertimento si amalgamano. Dopo un concerto a Cipro, con grande piacere ho ricevuto una mail dove mi si ringraziava non solo per il risultato musicale ma anche per il modo in cui ero riuscito a trasmettere entusiasmo ad orchestra e pubblico; questa è una delle soddisfazioni più grandi che un direttore possa avere”.

Ci racconti della sua ultima esperienza a Parigi…

“È stata esaltante!
Innanzitutto perché mi sono trovato a dirigere un’opera italiana, La Traviata, nella città in cui è ambientata.
Grazie al contributo dei due registi –Bonelli e Urbani, e all’elasticità degli interpreti siamo riusciti a dare una lettura nuova, più fresca, dell’opera. Credo che il minimo comune denominatore di questa esperienza sia stato comunque l’amicizia creatasi tra tutti gli interpreti, se poi aggiungiamo che l’orchestra era composta dalle prime parti di alcune tra le più importanti orchestre europee (London Philarmonia, Rotterdam Philarmonic, Festival di Verbier, Festival di Bale) e che il teatro che ci ha ospitato è uno dei tre più importanti di Parigi (Théàtre de l’Athénée), allora l’eccitazione fa il paio con la qualità.
Già dalla settimana prima avevamo ottenuto un sold-out, calcolando che andavamo in contemporanea con Traviata all’Opera di Parigi il risultato è straordinario.
La standing ovation di 20 minuti dà poi la misura del gradimento da parte del pubblico.
Porteremo questa produzione ancora a Parigi, poi Nizza e Auch per quanto riguarda la Francia, al 99% andremo a Londra e in Italia sarà in scena al Teatro Flavio Vespasiano di Rieti”.

Da Ronciglione a New York. Allora è vero che la musica fa viaggiare.

“È verissimo! Io penso che una persona che opti per un mestiere nel mondo dell’arte e non consideri l’idea di girare per il mondo sia un artista a metà.
I mestieri d’arte sono legati all’internazionalismo, in particolar modo il mio, soprattutto se si punta in alto.
Essere artista significa anche saper “rubare” -mi passi il termine- le tradizioni altrui per farle proprie, interiorizzarle e riproporle al pubblico.
Come scrisse Umberto Eco “la cultura è un dispositivo filtrante”, io aggiungerei che l’artista dovrebbe mettersi nelle condizioni di essere permeabile anche attraverso “il viaggio”.
Sarebbe bello avere più spazio nel proprio Paese, ma giovani come me faticano molto, anche se una soddisfazione la sto avendo a Rieti dove ricopro il ruolo di direttore dell’orchestra sinfonica ARTeM nel Teatro Flavio Vespasiano.
L’Italia è un paese gerontocratico, si ottengono spesso risultati per anzianità; duole dover constatare che il nostro Paese non stia creando una nuova classe dirigente è che lo stesso può essere detto per la musica d’arte a tal punto che lavorando con successo all’estero non ci si sente, ahinoi, un prodotto di sistema-paese, quanto piuttosto il prodotto della propria tenacia. In generale si è soli.

A che età ha iniziato a suonare?

A 5 anni la tromba. Ho iniziato nella scuola di musica di Ronciglione sotto la supervisione del Mº Sandro Verzari, prima tromba dell’Orchestra Sinfonica della RAI di Roma, e del
Mº Sergio Farricelli, tromba della Banda della Polizia di Stato.
Ho suonato qualche anno nella Banda di Ronciglione sotto la guida del Mº Fernando de Santis.
Durante gli studi liceali mi sono diplomato in tromba al Conservatorio “A.Casella” de L’Aquila. Volendo poi capire cosa suonassi, ho intrapreso gli studi di composizione con il Maestro Sergio Prodigo, sempre a L’Aquila. Ho vinto anche dei concorsi internazionali di composizione tra cui il “Musica & Arte” dedicato a Luciano Berio.
Dopodiché mi sono dedicato alla direzione d’orchestra con un’iniziale predilezione per la musica contemporanea, studiando a L’Aquila con il Mº Marcello Bufalini e a Milano con il Mº Renato Rivolta.
La mia prima esperienza da direttore è stata a Roma con la Piccola Orchestra del Bramante. Da qui è iniziata la mia carriera.

Cosa ne pensa della situazione che sta vivendo il Teatro dell’ Opera di Roma?

“È certamente una situazione molto complicata, per la quale non essendo un “interno” e non conoscendo esattamente tutti i fatti è difficile poter esprimere giudizi.
L’esternalizzazione dell’orchestra e del coro è una soluzione adottata già da molte fondazioni ed istituzioni europee di eccellenza e in alcuni paesi funziona molto bene, in pratica i professori diventano proprietari di quote dell’orchestra nella quale suonano. Detta così non sembrerebbe una tragedia, ma non credo che in Italia possa funzionare onestamente…
Ciò che è evidente è che il “braccio di ferro” tra sindacati e CdA ha portato solo danni: da un lato la perdita di Muti, musicista sul quale non credo ci siano altre parole da spendere e che ho ragione di credere fosse l’elemento attirante varie sponsorships grazie alle quali èstato possibile tenere in vita il teatro su alto standard, dall’altro questo “licenziamento” di massa dolorosissimo. Tutto ciò mentre società municipalizzate che si occupano d’altro producono buchi di miliardi di euro…
Peccato!”

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Cos’è che non ha ancora diretto e vorrebbe dirigere?

“Devo ancora dirigere tantissima musica, certamente mi piacerebbe dirigere la Nona Sinfonia di Beethoven, il sogno di ogni direttore. Poi Tosca di Puccini, The Rake’s progress di Stravinsky , la Quarta Sinfonia di Brahms e tutto Mahler per il quale non credo ancora di essere pronto”.

Ci dica Maestro quali sono i suoi prossimi impegni.

” Dal 20 Ottobre al primo Novembre sarò a Cipro per tre date (Nicosia, Limassol, Paphos) con la Cyprus Symphony Orchestra dove dirigerò musiche di Mendelsshon, Beethoven e Rossini.
Stiamo inoltre scrivendo la stagione musicale di Rieti, dove replicherò la Traviata parigina e forse due produzioni sinfoniche.
A Novembre mi trasferirò a Parigi per iniziare a produrre Rigoletto di Verdi per la primavera, oltre ad una produzione sinfonica con Les Voix Concertantes. In previsione ci sono New York, Sudafrica e ancora Francia, ma, per ora, non posso accennare nulla.
Nel frattempo sto scrivendo un saggio per la collana Himmota Harmonia per Aracne Editore.
È un saggio sull’Opera del ‘900. Questi sono i miei progetti per il momento poi chissà.
Mi piacerebbe un giorno poter fare musica anche nella mia provincia, nella mia terra, sarebbe bello avere nel pubblico tutte le persone care e gli affetti di una vita. Vedremo…”

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MUSICA – Dario Guidi, da Fabrica alla conquista di X-Factor

-di Eleonora Straffi –
Dario Guidi è uno dei tanti talenti della Tuscia. Ha 19 anni vive a Fabrica di Roma e, qualche giorno fa, lo abbiamo visto in tv.
Ha partecipato, “per gioco” come tiene a sottolineare, alle selezioni di – categoria under 24 – guadagnando, con un’ovazione, l’accesso ai Bootcamp, la fase successiva del programma.
Lo scorso anno in provincia di Viterbo già in molti avevano avuto modo di saggiare la sua bravura, poiché si classificò primo al Festival Canoro di Vasanello.
Ora invece tutta Italia ha potuto apprezzare il giovane talento.
Dario, la sua arpa celtica ed il suo inedito hanno conquistato non solo il pubblico ma anche i rigidi giudici ottenendo i quattro fatidici “SI”.
In un’intervista il talentuoso ragazzo di Fabrica racconta la sua avventura.

Passare le selezioni di X-Factor non è stato facile. Raccontaci qualcosa di questa esperienza.

Quest’anno ho fatto il provino quasi per caso, mi sono presentato all’ultimo. Ero abbastanza sereno perché non ci speravo molto, eravamo più di 60 mila candidati. Ero a Roma a dormire da un mio amico che ha insistito perché io andassi, e alla fine mi sono svegliato e sono andato. Quando ti trovi intorno a tantissima gente che insegue lo stesso tuo sogno ti senti grande e piccolo allo stesso tempo, pensi che solo pochi ce la faranno se non uno, e ormai le vetrine musicali per farsi conoscere sono davvero poche non è più come una volta.

Come è invece il #bootcamp?

Il Bootcamp quest’anno sarà qualcosa di diabolico. Il format italiano di “XFactor” ha voluto adottare il metodo delle “sei sedie” che molti appassionati hanno già potuto vedere, 13 aspiranti agli Home Visit e solo sei posti. Sarebbe un sogno passare ancora avanti.
Non hai paura di essere paragonato al nuovo Mengoni visto che provenite dalla stessa provincia?
Il paragone è stato già bello che fatto e anche più di una volta durante la trasmissione ma per fortuna non con me. Non voglio imitare nessuno e cerco di non farlo, credo che il bello di un’artista sia quello di essere unico e originale e non la brutta copia di qualcosa che già c’è e che è grande come Marco Mengoni. Magari potessi avere solo la metà del successo che ha avuto lui.
Perché hai scelto l’arpa celtica come strumento?
Perché sin da bambino ho sempre amato le atmosfere magiche, le fate, i folletti, il mondo fantasy in generale e insieme ad esso la musica celtica. Credo che personaggi come Loreena Mckennitt siano una grandissima fonte di ispirazione per me. In più trovo sia bellissimo portare sul mercato un prodotto nuovo, che pochi conoscono. Questo può essere un bel rischio ma spero che la gente se ne innamori come me.
Credi che sia questo strumento il tuo X-Factor?
Non credo. L’X-Factor è qualcosa di speciale che va al di là di un semplice strumento, credo che in ognuno di noi ci sia un piccolo “x factor”, dal cantante che va in tv, alla commessa del negozio, al commerciante sotto casa. L’X-Factor è un brivido che doniamo agli altri, qualcosa di unico, l’amore per quello che si fa.
Quale dei quattro giudici vorresti come guida.
Ma che domande sono? Mika ovviamente, come guida nel programma, nella vita e anche dopo se è possibile.. ahaha
C’è qualche concorrente di cui hai “paura”?
No, siamo tutti talmente bravi. Arrivare fino a qui è davvero difficile, la rivalità scompare, almeno nel mio caso. Anche perché ho legato con quasi tutti i concorrenti e a molti di loro augurerei il meglio. Siamo molto diversi come stile e genere (almeno nella mia categoria Under 24 uomini) quindi credo che ognuno di noi conquisterà la sua fetta di pubblico.
Sappiamo che studi recitazione presso l’accademia teatrale “Teatro Azione” di Roma, ti senti più attore o più musicista?
Questa è una domanda che mi è stata fatta un milione di volte ma a cui io non sarò forse mai in grado di rispondere. Mi ricordo che me la fecero anche ad XFactor alcuni dei produttori, darò la stessa risposta che diedi a loro “Mi sento di avere voglia di fare arte e di buttarla fuori e condividerla con il mondo che sia sotto forma di canto o di musica o di teatro questo è secondario”
Obiettivi futuri?

L’obiettivo futuro è passare i Bootcamp e arrivare fino agli Home Visit, se ce la dovessi fare poi l’obiettivo successivo sarebbe arrivare direttamente al live. Se questo non dovesse accadere ho già fatto l’esame di ammissione per il secondo anno a “Teatro Azione” , quindi continuerei a studiare e prenderei il diploma accademico.
Grazie mille per la tua disponibilità… good luck!
Grazie a te, speriamo bene 😉

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