Sono comparsi così come funghi, dalla sera alla mattina, tra Orte e Orte Scalo, fino a Petignano.
In tutto una trentina, a distanze ravvicinate, quasi ridicole, uno dall’altro.
Sono i famigerati autovelox chiamati Speed check o velo ok, colonnine arancioni che sbucano ai bordi della carreggiata nei punti più impensabili.
Lo scopo dovrebbe essere quello di educare gli automobilisti ad una guida rispettosa dei limiti di velocità, soprattutto nei centri abitati, l’unico problema è che, paradossalmente, sono gli stessi apparecchi a non essere a norma.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con parere del 20/4/2010 prot.34483, in riposta a specifico quesito, ha precisato che “i dispositivi in oggetto non sono inquadrabili in alcuna delle categorie previste dal Nuovo Codice della Strada (Dls n. 285/1992) e dal connesso Regolamento di Esecuzione e di Attuazione (DPR n. 495/1992).”. Inoltre “il loro impiego per fini non sanzionatori non risulta coerente con la Circolare del Ministero dell’Interno prot. 300/A/10307/09/144/5/20/3 del 14.08.2009, “Direttiva per garantire un’azione coordinata di prevenzione e contrasto dell’eccesso di velocità sulle strade”. Giova considerare, al riguardo, che l’eventuale rilevazione di violazioni del limite di velocità, senza la conseguente applicazione delle relative sanzioni ai sensi dell’art. 142 cc. 8, 9 e 9-bis del Codice, potrebbe configurare l’omissione di atti d’ufficio, mentre l’acquisizione di dispositivi non previsti dalle vigenti norme, e non finalizzati all’accertamento delle violazioni, potrebbe concretizzarsi nell’ipotesi di danno erariale. Qualora i manufatti in argomento vengano utilizzati come meri contenitori di misuratori di velocità debitamente approvati, si rappresenta che, se installati in centro abitato, essi devono essere presidiati dagli organi di polizia stradale, in quanto allo stato attuale della normativa il rilevamento a distanza delle violazioni del limite di velocità non è consentito in ambito urbano.”
Insomma, la collocazione degli speed check in un centro abitato, in cui sono utilizzati solo come contenitore di autovelox o similare con la presenza di pattuglia, può configurare sia responsabilità per distrazione nell’ipotesi di incidenti sia, addirittura, danno erariale in quanto si tratta di attrezzatura classificabile solo come arredo urbano e non, invece, come segnaletica o complemento di segnaletica.
Facendo una rapida somma, visto che gli speed check installati ad Orte sono circa trenta, ad un costo che si aggira tra i 1500 e 2000 euro, i conti sono presto fatti.
Agli automobilisti il resto delle considerazioni.
Simona Tenentini
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