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NEWS – Pala d’altare del Vandi, al via il restauro a Vallerano

Presso la chiesa di San Vittore martire a Vallerano nei prossimi giorni partiranno i lavori di restauro della pala d’altare del pittore senese, Francesco Vandi. Si tratta di una importante tela che occupa il primo altare di destra nella chiesa e che raffigura una vivace e dinamica “sacra conversazione”.

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CULTURA – “Segnali Sconosciuti”, l’ultima produzione dell’artista Federico Paris

Federico Paris presenta la sua nuova serie di opere dal titolo Segnali Sconosciuti…
“Viviamo in un epoca di incomunicabilità si dice, spesso quando si cerca di comunicare un concetto questo viene travisato nelle migliori delle ipotesi, ignorato il più delle volte, e d’altronde il senso di questo comunicato stampa verrà afferrato da pochi, e allora che cosa sono questi “Segnali sconosciuti”?

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NEWS – Le Piazze fanno… Centro, al via il concorso per la riqualificazione urbana

Comune di Viterbo e Ance (associazione nazionale costruttori edili) insieme per la valorizzazione e la riqualificazione di alcune piazze e vie del centro storico. È online l’avviso pubblico per il concorso nazionale di idee Le Piazze fanno… Centro. Per partecipare c’è tempo fino alle ore 12 del prossimo 2 marzo. Tutta la documentazione (compreso il modulo per la domanda) è scaricabile sul sito istituzionale www.comune.viterbo.it, sezione servizi online – concorsi e selezioni (http://www.comune.viterbo.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/6520).

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CULTURA – “InformaGiovani 8+”, successo per la tappa a Caprarola

Feb 7, 2016 Posted by In Notizie Tagged Comments 0

Grande successo a Caprarola per l’evento “Patrimonio culturale e nuove generazioni tra locale e globale”, seconda presentazione estesa del servizio “InformaGiovani 8+ (IG8+)”, attivo dal mese di settembre 2015 grazie alla Regione Lazio, al Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e al co-finanziamento da parte delle otto amministrazioni comunali che hanno finora aderito con l’obiettivo primario di sviluppare il livello di informazione e di promuovere le attività e le politiche a favore della popolazione giovanile in ottica sinergica di cooperazione interterritoriale e transnazionale.

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ATTUALITA’ – “Giorno del Ricordo”, cerimonia per i martiri delle foibe

-da Comitato 10 Febbraio – Viterbo-

È stato celebrato questa mattina, domenica 7 febbraio 2016, a Viterbo, il “Giorno del Ricordo”, istituito con Legge 30 marzo 2004, n.92 per onorare le vittime delle foibe, l’esodo giuliano-dalmata e le vicende del confine orientale. La manifestazione ha ricevuto il patrocinio della Provincia di Viterbo, rappresentata dal consigliere Mario Quintarelli, e del Comune di Viterbo rappresentato dal Sindaco Leonardo Michelini e da vari assessori e consiglieri comunali, sia di maggioranza che di opposizione.

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NEWS – Elisabetta Lupetti torna in Italia

-da Elisabetta Lupetti-
E’ con vero piacere che comunico l’esito positivo del progetto del mio calendario 2016 chiacchierato da molti e apprezzato da tanti, non tanto nelle vendite quanto nelle proposte di lavoro che ho ricevuto, infatti già mi ha aperto una porta nel mondo dello show business che mi permetterà di tornare in Italia, dopo quattro lunghi anni di Brasile.

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INTERVISTE – Sanremo Music Award, Tuscia in finale con Giulia Anesini

-di Giulia Basili-
Giulia Anesini, 17 anni, cantante ed un curriculum artistico già ricchissimo, rappresenterà la Tuscia nella finalissima del Sanremo Music Award, concorso collaterale del 66° Festival della Canzone Italiana di Sanremo. Giulia si esibirà nella straordinaria cornice floreale Sanremese il 10 e l’11 Febbraio ed il 12 Febbraio al Fairmont Hotel di Montecarlo per la finalissima.

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CULTURA – Il Carnevale nella Tuscia tra tradizione e superstizione

Feb 3, 2016 Posted by In approfondimenti, Notizie Tagged , Comments 0

-di Alessandro Gatti-
In riferimento a quanto sostiene il Professor Quirino Galli, nel suo studio “Il carnevale: dalla tradizione arcaica alla tradizione colta del Rinascimento”, c’è da sempre stata una scarsa attenzione degli storici locali in merito all’argomento; vuoi perché il Medioevo non ha lasciato un significativo patrimonio documentato, vuoi per la logica consumistica degli ultimi due secoli che ha portato a trascurare la riscoperta dei valori simbolici e della tradizione legati alla festa del carnevale.
Nelle modalità di espressione del fenomeno carnevalesco nei paesi della Tuscia viterbese, troviamo quell’approccio tipico della visione popolare tendente a confondere l’aspetto religioso con la superstizione.
Nel Carnevale di Caprarola ad esempio, è emblematico un trattore addobbato a festa che traina un carro con un goffo asino assieme ad un gruppo di “carnevalari” lungo la via principale del paese dando le spalle a Palazzo Farnese.
Quest’ultimi, in coerente accostamento alla tradizione greco-romana, delle dionisiache e dei saturnali, declamano satire vestiti in pelli di capra ostentando i vizi e virtù della comunità paesana con spiccati riferimenti politici.
A Grotte S.Stefano si assiste ad una rappresentazione decisamente più drammatica. Il protagonista, dopo atti di violenza, viene condannato a morte per impiccagione e prima di passare all’altro mondo recita il suo testamento. In questo caso il tema della drammaturgia ritualizzata è molto forte.
Il condannato altri non è che Bucefere, la rappresentazione della corruzione popolare di Lucifero, il quale si muove dal fondo della piazza verso i presenti brandendo una frusta circondato da dodici diavoli. Il sangue e le percosse sono reali e impongono in maniera aggressiva il tema della lotta tra bene e male, motivo portante della tradizione carnevalesca.
In quell’occasione Bucefere frustava tutti i paesani presenti e lanciava delle “schifezze maleodoranti”, mentre i popolani malcapitati tentavano di rubargli la frusta. Se ci riuscivano egli poteva riaverla indietro in cambio di vino rosso. Come sottofondo il riecheggiare dei tamburi scandiva le varie fasi della guerra.
Una volta superata la schiera di popolani, al termine della piazza, Bucefereveniva condotto su un palco per essere giustiziato e, una volta letto il testamento ed avvenuta l’esecuzione, la sua anima corrotta era chiamata a lottare con alcuni demoni infernali che tentavano di ghermirla.
Al termine della battaglia Bucefere ne usciva vincitore e fuggiva a cavallo di un caprone verso la campagna.
I temi che emergevano in queste rappresentazioni erano quelli cari alla tradizione bucolica(campagnola). Il cibo e il vino rappresentavano gli aspetti principali, mentre i simboli che comparivano erano strettamente connessi alla ritualità scaramantica che ne era di contorno. A causa della confusione che sussiste tra le varie fonti, si può solo intuire che l’origine di questo approccio risalisse ad un periodo arcaico addirittura precedente al Medioevo di cui, quest’ultimo, ne ha confuso la memoria.
Per fortuna gli elementi del teatro drammaturgico e della tradizione bucolica sono poi stati rielaborati nel periodo rinascimentale e barocco caratterizzandone le modalità di espressione. Le stesse hanno poi trovato spazio nelle fonti oggetto di questa analisi risalenti per lo più al periodo a cavallo tra otto e novecento.
La tradizione carnevalesca della Tuscia, e in particolare del territorio Falisco, insisteva sul tema della fuga del male dalle tenebre per giungere a contaminare il mondo terreno. A fare da antagonista al processo di corruzione maligna stava il percorso di espiazione che doveva compiere l’essere umano per scacciare l’oscurità dal proprio mondo.
La scena descritta nel Carnevale di Grotte S.Stefano, e per certi versi anche quella di Caprarola, rievoca le feste romane dei lupercalia nelle quali, il Dio lupo dei luperici allo stesso modo del dio degli inferi Bucefere, invadeva il mondo terreno con demoni capra per trascinarlo nelle tenebre. I lupercalia erano per l’appunto riti di purificazione che si tenevano a Febbraio e februare, in latino, significava per l’appunto purificare.
Operando le opportune distinzioni, vale al pena specificare che le festività di Carnevale trovavano, nelle modalità della loro celebrazione, un approccio maggiormente legato alla convivialità e al bere nel territorio Falisco( che comprendeva originariamente le zone di Vignanello, Sutri, Nepi, Calcata e Civitacastellana). Il carnevale di Acquapendente era il più garbato e sobrio; signorilmente molto vivace e vicino a quello di P.zza della Signoria a Firenze. Per il suo legame con la tradizione barocca, esso trascendeva, a volte, con elementi spiccati di grottesca comicità popolare. La morte di Carnevale, e quindi il trionfo dell’ordine cosmico sul caos degli inferi, era rappresentata dando fuoco ad un fantoccio le cui fiamme purificatrici diradavano le ombre della sera.
A Ronciglione erano presenti forti legami con il carnevale romano, i cui forti colori e le festose rappresentazioni ricordavano gli ancora oggi gettonati carnevali brasiliani. I principali elementi del carnevale ronciglionese possono essere rinvenuti, ad esempio, nella famosa corsa di cavalli senza fantino, o nell’usanza di trasformare l’intera piazza centrale in palcoscenico, come era tipico della cultura barocca e rinascimentale. I contenuti della festa, dalle maschere, agli addobbi dei carri, dall’inizio della celebrazione del Carnevale, fino alla sua conclusione, divenivano sempre più incentrati sui temi centrali dell’esistenza, tralasciando, a poco a poco, gli elementi eccessivamente effimeri e grotteschi.
Sempre a Ronciglione, un aspetto di rilievo era l’ingresso, il giorno di Martedì Grasso, di Re Carnevale vestito con un elegante completo in frack. A lui venivano consegnate simbolicamente le chiavi della città, mentre la donna che lo accompagnava, che era in realtà un uomo travestito, piangeva la sua vicina morte.
La grottesca goliardia del carnevale ronciglionese si distingueva anche per gli innumerevoli anziani che, vestiti da neonati all’interno di goffe carrozzine, si nutrivano con biberon riempiti di cognac e whisky. In mezzo alla gente in maschera un “monsignore” mascherato dispensava benedizioni ai presenti in cambio vino. Le maschere danzavano lanciando materia fecale in mezzo alle strade fino a che il corteo non si apprestava a scortare Carnevale al suo triste destino. La morte del Carnevale è qui’ rappresentata da una mongolfiera che, sospinta in aria da un enorme fuoco, trasportava, in una danza ascensionale senza ritorno, il Re della festa( un fantoccio vestito da Carnevale).
Durante questo rito i presenti davano il via ad una sciocca danza chiamata “il salterello” e consistente nel cercare di saltare i tizzoni ardenti alla base del fuoco evitando di finirci sopra.
Altra rappresentazione tipica del carnevale ronciglionese, che proponiamo alla vostra attenzione, era quella dei “Nasi rossi” che si inscenava il lunedì successivo alla corsa dei cavalli senza fantino. Un gruppo numeroso di giovani ragazzi, vestiti ciascuno con un bianco pigiama da donna, trasportavano dei vasi da notte pieni di rigatoni al ragù. Il tutto accompagnato da una festosa banda musicale che faceva da sottofondo ad una folle rincorsa dei presenti che venivano costretti a mangiare i rigatoni fumanti.
Aspetti chiave di questo genere di rappresentazioni, erano date da una visone del mondo alla rovescia in cui il sesso, la satira, il cibo e il vino la facevano da padroni. Le danze grottesche fatte di effimeri momenti di goliardia rappresentano il percorso dell’essere umano verso l’inevitabile destino della morte. Questa viene però momentaneamente sconfitta dalla lotta incessante dell’uomo per la vita e le armi a disposizione dei mortali erano rappresentate dai piaceri della vita terrena. Questi sono capaci di respingere negli inferi i demoni maligni intenzionati a ghermire quante più anime possono nella folle invasione perenne del mondo terreno. Tra uno scherzo e l’altro, una bevuta e l’altra, veniva lasciato spazio al pungente cinismo popolare della riflessione e trapelavano quegli aspetti tanto cari alla cultura agro-pastorale che, nella sua ingenua semplicità, non perdeva occasione per proporre un simbolismo ed una tradizione secolare ricche di significato.

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NEWS – Ritrovati a Gallese due ipogei di origine etrusca

-da Emanuel Demetrescu-
Nascosti da lungo tempo dalla vegetazione e sconosciute alle carte archeologiche, sono stati rinvenuti, qualche tempo fa, dalla Pro Loco di Gallese, due ipogei di epoca etrusca. In questi giorni il presidente ed il vice-presidente della proloco hanno accompagnato l’Ispettore di zona della Soprintendenza (da poco insediata) a vedere le nuove tombe trovate, una delle quali ben conservata e con il caratteristico soffitto a “doppia falda”.
Con l’occasione è stato reso noto che questi luoghi verranno valorizzati e resi visitabili durante le prossime passeggiate naturalistiche in programma per la primavera.

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CORSI – Alla scoperta dei segreti della magia con il mago StefanClod

Al via il 19 febbraio corso di prestidigitazione e illusionismo presso la sala oratoriale di Villanova.
Il corso è volto a far apprendere le basi di questa arte, partendo da un livello teorico per poi passare alla pratica: i partecipanti impareranno a far sparire un oggetto, prevedere le scelte del loro pubblico, manipolare le carte, fino a costruire un numero di magia più complesso da proporre in scena; infatti alla fine dei 10 incontri, che avverranno settimanalmente, è previsto uno spettacolo di magia aperto al pubblico, nel quale i protagonisti saranno proprio i partecipanti a questo progetto.

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