La legge regionale sull’acqua pubblica è realtà. Il testo di iniziativa popolare, promosso dal Comune di Corchiano, in provincia di Viterbo, è stato approvato all’unanimità dal Consiglio regionale del Lazio con 32 voti e tra gli applausi degli esponenti dei comitati presenti. L’articolato stabilisce, anche in ossequio alla volontà popolare espressa nel referendum del 2011, le disposizioni con cui deve essere governato il patrimonio idrico della regione e ha l’obiettivo di “favorire le condizioni per la definizione e lo sviluppo di un governo pubblico e partecipativo dell’intero ciclo integrato dell’acqua, in grado di garantirne un uso sostenibile e solidale”.
Alla fine sono state sufficienti due sedute per arrivare all’ok dell’aula, che ha sventato così il rischio di “scavallare” il termine del 24 marzo, superato il quale si sarebbero spalancate le porte del referendum. L’accordo tra maggioranza, opposizione e Giunta era arrivato già nella serata di mercoledì scorso, consentendo praticamente l’approvazione di quasi metà legge. Il testo è stato sostanzialmente riscritto in più punti con un pacchetto di emendamenti condivisi e formulati dall’assessore regionale all’Ambiente, Fabio Refrigeri, dal capogruppo Pd, Marco Vincenzi, e dal Movimento 5 stelle, che man mano ha ritirato gran parte degli oltre 800 emendamenti presentati.
Diverse le novità introdotte dalla norma, che sostanzialmente recepisce quanto emerso dal referendum per l’acqua pubblica. Innanzitutto, l’acqua viene definita un bene comune, un diritto universale nonché un servizio di interesse generale che, in quanto tale, secondo quanto ha stabilito l’Ue, può essere gestito al di fuori della concorrenza, dando così la possibilità ai Comuni di recitare un ruolo da primo attore in questo senso. Comuni e cittadini, inoltre, potranno partecipare attivamente anche svolgendo un ruolo di controllo della gestione, che deve essere “svolta nel rispetto dei principi costituzionali, degli esiti referendari e della legislazione statale vigente e senza finalità lucrative”, con l’obiettivo del pareggio di bilancio. Il testo istituisce il “fondo regionale per la ripubblicizzazione”, al cui finanziamento si provvederà attingendo alle risorse iscritte nel bilancio, circa 60 milioni di euro, disponibili a legislazione vigente a valere sul triennio 2014-2016. A decorrere dall’anno 2015, si farà fronte attraverso le risorse preordinate nell’ambito della legge di stabilità regionale. L’importanza di questo fondo sta nel fatto che “i Comuni potranno trovare le finanze per gestire eventualmente il servizio, costituendo consorzi o aziende speciali”. Inoltre, è stato eliminato il meccanismo che introduceva il prelievo in tariffa di un centesimo di euro per metro cubo per finanziare il fondo regionale di solidarietà internazionale da destinare a progetti di sostegno all’accesso all’acqua.
Entro sei mesi dall’approvazione della legge, la Regione con un’altra legge individuerà gli ambiti di bacino idrografico e “al fine di costituire le autorità di ambito”, disciplinerà le forme e i modi di cooperazione fra gli enti locali e le modalità per l’organizzazione e la gestione del servizio pubblico integrato. Entro lo stesso termine, la Regione con una normativa di indirizzo definirà le forme e le modalità più idonee per assicurare il diritto a forme di democrazia partecipativa, che conferiscano strumenti di partecipazione attiva alle decisioni sugli atti fondamentali di pianificazione, programmazione e gestione ai lavoratori del servizio idrico integrato e agli abitanti del territorio, e inoltre definirà anche la Carta regionale del servizio idrico. È stato poi introdotto un articolo aggiuntivo a tutela di tutte quelle situazioni, tra cui Civitavecchia e Rieti, che al momento non appartengono ad alcuna autorità di ambito e che quindi “salva” le gestioni provvisorie in essere per sei mesi.
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