Un viaggio nella storia delle università italiane che fa tappa anche a Viterbo in un fascicolo dedicato all’Università della Tuscia estratto dagli “Annali di Storia delle università italiane“.
Il libro, promosso dal Cisui, centro interuniversitario per la storia delle università italiane, si pone come punto di incontro, discussione e informazione per chi, pur nella diversità degli approcci storiografici e nella molteplicità dei settori disciplinari di appartenenza, si occupa di temi relativi alla storia delle università italiane.
35 anni di storia che saranno celebrati il 12 febbraio a Santa Maria in gradi nel corso di una cerimonia in cui sarà presente Marco Mancini, ex rettore e collaboratore della ministra Carrozza che non sarà presente, nonostante le voci di una sua visita. Alla manifestazione seguirà l’intitolazione dell’aula magna a Gian Tommaso Scarascia Mugnozza, fondatore di Unitus e rettore fino al 1999. Nell’occasione sarà presentato proprio il volume “Per una storia dell’Università della Tuscia.
Sfogliando le 222 pagine, corredate da foto, emergono aspetti inediti e a volte sconosciuti dell’ateneo, riportati alla luce grazie all’impegno del professore Maurizio Ridolfi.
Proprio l’ordinario di Storia contemporanea e preside della facoltà di Scienze politiche ha coordinato i lavori del testo. Ne è nato un prezioso spunto per la riflessione e la storicizzazione dell’ateneo che mancava da anni.
In copertina, l’immagine di uno dei due chiostri del complesso di santa Maria in gradi dietro a una porta chiusa, invita alla lettura.
Il testo si compone di quattro parti, ognuna delle quali raccoglie saggi di studiosi e professori universitari che hanno incrociato il cammino dell’ateneo.
La presentazione del libro è affidata a Marco Mancini. A lui spetta il compito di illustrare le diverse sezioni sulla giovane storia dell’università diventata statale nel 1979.
Quindi si aprono i capitoli. Si parte con La storia, dal lontano 1200 in cui si tratta l’istituzione dello studium in una città medievale. Si passa dunque al ’400 per arrivare all’età moderna. Significativo il saggio “L’università a Viterbo in età moderna” di Luciano Osbat. “La preparazione universitaria – si legge – acquista prevalentemente un carattere professionalizzante nel senso che si comincia a chiedere a quell’istituzione il grado che testimonia il possesso di abilità in relazione agli impieghi nei quali quelle competenze saranno utilizzate”.
Un cenno va anche all’interessante contributo “Una piccola, moderna università”: l’impegno di Pier Paolo Pasolini per l’istituzione dell’Università della Tuscia” in cui emerge il ruolo decisivo dello scrittore nel passaggio da libera università ad ateneo statale. Nel saggio a firma di Gino Roncaglia, si legge, infatti, del suo impegno per la crescita e la statalizzazione dell’università “dipendente in gran parte dal legame diretto di Pasolini con il territorio”. Un processo di cui non ha potuto vedere però la conclusione per la sua improvvisa morte.
Uno spazio è naturalmente dedicato ai due rettori dell’università: Gian Tommaso Scarascia Mugnozza e Marco Mancini. Il primo, rettore fino al 1999, ha portato avanti per anni il suo disegno di “un ateneo non localistico, bensì aperto alla dimensione globale, in grado si misurarsi con i problemi delle aree del mondo lontane da Viterbo: un ateneo che di ponesse il problema della crescita economica dei paesi in via di sviluppo”, come lo definisce Marco Paolino nel suo saggio “1979/1999: la fondazione e il rettorato di Gian Tommaso Scarascia Mugnozza“. I suoi, sono gli anni della nascita delle facoltà con Agraria, capofila, che avvia le attività nel 1980. Seguono Lingue e letterature straniere moderne (1983/84), Scienze matematiche fisiche naturali (1987/88), Conservazione dei beni culturali (1990/91) ed Economia e commercio (1991/92).
Sempre Mugnozza, ha accolto nell’ateneo importanti personalità come Giulio Andreotti, il ministro Falcucci e papa Giovanni Paolo II. Visite documentate dalle foto contenute nel libro.
Quindi è preso in considerazione il rettorato di Marco Mancini, ora capo dipartimento del Miur per l’università, l’Afam (Alta formazione artistica e musicale) e la ricerca. Di Mancini sono elencati, tra le altre cose, i risultati ottenuti negli anni con l’aumento dell’offerta formativa e la modernizzazione dell’ateneo che in pochi anni ha guadagnato posizioni significative nelle classifiche ministeriali sulla qualità.
La seconda sezione dal titolo le “Facoltà” è dedicata alla nascita e alla crescita dei diversi indirizzi di studio messi a disposizione dei giovani. Un excursus che illustra il cambiamento delle facoltà, trasformatesi di recente in dipartimenti.
Si passa quindi a un’analisi del “Rettorato di Santa Maria in gradi“, in cui si va dalle varie destinazioni del complesso monastico alla prigionia di Altiero Spinelli nel carcere di Santa Maria in gradi. Il saggio e corredato da una serie di immagini delle nuove strutture e dei monumenti che ne fanno parte.
Nel quarto capitolo si esamina il rapporto tra la Tuscia e l’Europa a partire dall’intensificazione della ricerca scientifica per concludere con quella umanistica. Viene approfondito il ruolo dell’ateneo nei rapporti con l’Europa e il territorio. Un cenno è fatto poi all’orto botanico e al Centro studi alpino, operativo nell’altopiano del Tesino (Trento), strutture di eccellenza che fanno riferimento all’ateneo.
A chiudere il testo, un saggio di Sante Cruciani dedicato alle visite dei presidenti della repubblica e dei papi. Citati, tra gli altri, Giovanni Paolo II, il presidente Pertini, il presidente Francesco Cossiga, Scalfaro, Ciampi Napolitano e Benedetto XVI.
No Comments