VITERBO – Gastriduloi (schiavi del ventre) e gaudenti, li considera Diodoro, mentre Posidonio di Apamea racconta che “presso gli Etruschi però due volte al giorno si apparecchiano mense sontuose, e tappeti variopinti e coppe argentee di ogni specie, ed è presente una folla di belli schiavi, adorni di vesti sontuose”.
La visone tanto di Diodoro che di Posidonio, entrambi calati all’interno del I sec. a.C., relativa alle abitudini delle classi etrusche più agiate, oramai romanizzate, deriva sicuramente dalla rappresentazione antietrusca che i Greci coniarono, a partire almeno dal IV sec. a.C., non riuscendo a giustificare la diversità dei costumi che li divideva. Questa tradizione riconosceva agli Etruschi il ruolo di popolo dedito al lusso smodato e ai piaceri, compreso quello della tavola. Certamente la stessa raffigurazione che alcuni di loro hanno voluto riproporre di se stessi già nella pittura tombale e non solo, a volte con particolare realismo, come il personaggio rappresentato sul coperchio del Sarcofago dell’Obeso di Tarquinia, facilitò il diffondersi di un immagine di ricercata mollezza. Non a caso, sempre nel I sec. a.C., Catullo parla infatti dell’Etruscus obesus e Virgilio ricorda il pinguis Tyrrhenus. Ma fu vera gloria? Davvero gli Etruschi pensavano solo a mangiare e a divertirsi?
A queste ed altre domande cercheranno di rispondere due ospiti d’eccezione: Mariagrazia Celuzza e Sergio Grasso. Già noti al pubblico viterbese, Mariagrazia Celuzza è la direttrice del Museo Archeologico e d’Arte della Maremma di Grosseto e recentemente si è occupata dell’alimentazione al tempo degli etruschi e non solo; Sergio Grasso, antropologo alimentare e affermato giornalista e conduttore televisivo, ha appena dato alle stampe un libro dedicato alla cucina degli Etruschi.
Gran Maestro di Cerimonia “il solito” Alessandro Barelli che insieme a Historia è anche il promotore degli incontri.
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