Un incontro di spessore e di elevato approfondimento.
Il convegno di sabato scorso su “Democrazia e pacifismo in Ernesto Balducci” che si è tenuto a Civita Castellana, ha tracciato un ritratto dettagliato ed esaustivo del prete vicino ai poveri e agli emarginati e, nello stesso tempo, lontanissimo da posizioni clericali precostituite e convenzionali.
L’appuntamento, promosso dall’associazione culturale nazionale “Giorgio La Pira”, grazie agli interventi dei numerosi ad autorevoli esponenti intervenuti, da Giovanni Bianco dell’Università di Sassari che ha tenuto la relazione introduttiva a Giovanni Bellumori della Fondazione Ernesto Balducci, da Gaetano Mollo ed Aurelio Rizzacasa dell’Università di Perugia fino a Nicola Tranfaglia dell’Università di Torino ha sviscerato, sotto molteplici aspetti la figura controversa di Balducci, dandole la giusta collocazione in un momento storico ricco di contraddizioni.
Balducci fu uno dei maggiori esponenti del mondo cattolico italiano nel periodo del Concilio Vaticano II. Dotato di una forza dialettica dirompente, rivestì con coraggio il suo ruolo di pungolo all’interno della Chiesa, con autonomia di giudizio e di azione, che lo portò ad essere definito addirittura eretico negli scontri che ebbe con il vescovo di Firenze.
La sua origine modesta lo avvicinò alle istanze di giustizia dei più poveri, dai minatori dell’Amiata agli emarginati del Terzo Mondo, e collaborando con Giorgio La Pira nei gruppi giovanili della San Vincenzo e successivamente nell’associazione il “Cenacolo”, riuscì ad unire l’assistenza di tipo caritativo ad una forte attenzione ai problemi politici e sociali.
Secondo Balducci l’impegno della società doveva risiedere nella realizzazione dell’”uomo planetario” che riesce a raggiungere la trascendenza nell’immanenza, ovvero nei rapporti concreti deve tendere ad una comunità cosmopolitica caratterizzata da un pacifismo antropologico.
Una concezione di straordinaria attualità la sua, che mira ad incoraggiare il dialogo fra culture diverse, nel tentativo di superare un’ottica eurocentrica ed esclusivamente rivolta alla cultura occidentale.
Paradigmatico, al riguardo, un contributo sulla rivista Testimonianze del 1983 in cui rende omaggio all’Islam, definendolo “il nesso vitale” dell’Europa medievale con la civiltà ellenica.
Per Balducci la pace si rende necessaria per realizzare una frontiera comune tra credenti e non credenti, essendo “la modalità fondamentale di ogni cultura umana che voglia essere adeguata alla sfida storica attuale” e rendendosi indispensabile nel tentativo di preservare la società per le generazioni future.
L’incontro di sabato scorso, promosso dall’associazione culturale nazionale Giorgio La Pira, ed aperto dai saluti del presidente Emilio Corteselli è stato realizzato con il patrocinio della Fondazione Ernesto Balducci, dell’Accademia di studi storici Aldo Moro e dell’Archivio storico Flamigni.
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