E’ stata presentata con successo “Alla conquista del leone d’oro” prima guida turistica – gioco per portare a spasso mamma e papà per bambini da 6 a 12 anni su Viterbo nell’ambito del festival Senza Caffeina 2015.
Definita “un gioiello” da Antonello Ricci che ne ha scritto la prefazione, questa pubblicazione scritta da 3 francofone, Sophie Savoie, Elise Desserne e Anne Depasse, è nello stesso tempo istruttiva e divertente.
I giovani lettori potranno diventare avventurieri dei tempi moderni seguendone i suoi 4 itinerari gioco attraverso il centro storico di Viterbo oppure leggerla con calma comodamente seduti sul divano di casa insieme anche ai genitori e scoprire le leggende e miti della città di Viterbo.
Ricca di contenuto, di una cronologia della storia di Viterbo, di numerosi illustrazioni di Elise Desserne, di disegni dei ragazzi vincitori del concorso “Alla conquista del leone d’oro” promosso nelle scuole AA 2014-2015, di giochi e di quiz questa guida è sicuramente uno strumento molto utile, anzi indispensabile, per insegnanti e scuole.
qualche info in più:
prefazione di Antonello Ricci
C’è stato un tempo in cui anche per me la vita era un’avventura meravigliosa.
La bicicletta delle scorribande ai confini della città: il campetto dei Cappuccini, il fortino sull’albero e la Banda di Jannaccone, la Giungla e l’Oliveto su per via Monte Santo, la vecchia Cava a fosso Luparo (dove nel bosco ci attendeva, sempre fedele, una casetta di legno e peperino. O era marzapane?)
Ma anche certi gol sul balcone di via Monte Rosso: 4 mollette per i panni e una coperta avvolta fra le gambe del biliardino, per fare porta e rete. O quelle partite dentro casa, sul vecchio tappeto sdrucito, rettangolo perfetto: la palla un bottone di cappotto, per porte due scatole da scarpe, le squadre in campo vecchie carte da ramino portate a Viterbo da Bruxelles.
I soldatini di carta, poi. Indiani, Cow-Boys e Giacche Blu disegnati da Ugo Pratt sulla quarta di copertina del Corriere dei Piccoli: ritagliare seguendo i margini, incollare su cartoncino, piegare la linguetta per farli stare in piedi. O le orde de le suldà (mi scuseranno la grafia del tutto sgrammaticata le 3 autrici di questo delizioso libro, tutt’e tre francofone: ma la commessa di quel negozio alla periferia di Bruxelles aveva imparato a conoscermi e mi accoglieva così ogni volta che mi vedeva apparire alla vetrina accompagnato da mio padre, per tutta quella lunghissima estate di case a scale e temporali): erano i prodigiosi “nanerottoli” di plastica della Arfix, antichi legionari romani, tedeschi della Grande Guerra, giubbe rosse della Rivoluzione Americana. Tutti insieme appassionatamente. Piazzati sul pavimento in colonne interminabili o su qualche tavolo, a far quadrato per l’ultima disperata difesa di Alamo.
Infine, ricordo certe pubblicazioni stupefacenti, comprate chissà dove. Tutte da leggere disegnare tratteggiare completare colorare rispondere ritagliare. Così belle che non ti veniva neanche voglia di toccarle. Solo sognarci sopra. Per ore e ore. Finché la mamma non ti chiamava per la cena.
Il lettore mi perdonerà, ma proprio queste cose – tutte queste – mi tornano a mente, mentre sfoglio vorace Alla conquista del Leone d’Oro, umile e incantato gioiello a firma di Sophie, Elise ed Anne: ircocervo meraviglioso come un Album della Panini; favoloso Milione enigmistico-filatelico; Monopoli eterodosso: con tutti i suoi occhi che ti guardano (ma solo per dirti: spalanca bene i tuoi, tu, e guardati intorno, se vuoi far punti-leoni); i suoi appelli al ragazzino-avventuriero e i suoi motti d’incoraggiamento; i suoi se-io-fossi (con le città che parlano in prima persona); i suoi avatar da ritaglia-seguendo-il-tratteggio-e-incolla (da Ercole a Santa Rosa al Pellegrino medievale al fantasma Trucche-trucche); i suoi unisci-i-puntini numerati, i suoi lo-sapevi-che?, i suoi rebus, i suoi trova-le-differenze tra i 2 disegni. E poi le risposte da completare, le caselle da crociare, le campiture da riempire coi tuoi disegni. Eccetera eccetera eccetera.
Ma che libro è, per davvero, questo Alla conquista del Leone d’Oro? Così tutto apparentemente affacciato sulla realtà del mondo in carne-e-ossa; così rigorosamente costruito-scandito per itinerari, proprio come una guida di cui i ragazzini possano far tesoro per portare a spasso mamma e papà (esploratori alla macchina del tempo) alla scoperta della città. Al tempo stesso però, anche appassionante labirinto introcettivo: vecchio tomo polveroso quasi-quasi misteriosamente dedito a catturare il proprio lettore in un sogno a occhi aperti (surplace e indoor: sul divano di casa, alla luce della lampada, meglio se fuori faccia brutto tempo), a coinvolgerlo-precipitarlo nelle peripezie di un tutto suo appassionante mondo-di-carta, vera e propria Storia infinita che torna senza sosta a sfogliarsi-rievocarsi-squadernarsi dai fogli rilegati.
E quel che dico, dico poco. Perché c’è poco da scherzare coi ragazzini. E se non volete credermi, date un’occhiata ai disegni (proprio quelli firmati dai ragazzini): il Leone d’Oro d’apertura, per esempio, o lo skyline di piazza del Comune o la veduta di piazza della Rocca. O la Macchina di Santa Rosa. O, ancora, il Fantasma Trucche-trucche. Hanno una forza espressiva sconvolgente, primitiva quanto inaudita, di assoluta verità formale, tra Escher e Klee. Non aveva torto chi scrisse che il mondo sarà salvato dai ragazzini.
Purché non vogliano crescer troppo, aggiungo io.
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