Una nuova grande figura di donna è emersa nell’appuntamento dei Pomeriggi Touring del 27 aprile, quella di Lea Padovani.
La conferenza, organizzata dal Touring Club con Fidapa in collaborazione con la Fondazione Carivit, ha avuto come protagonista l’attrice in bianco e nero dell’ultimo dopo guerra, originaria di Montalto di Castro (1923-1991) con mamma di Tuscania che ebbe una folgorante carriera sia nel teatro che nel cinema.
A dipingerne vita e carriera Franco Grattarola, esperto di cinema di rango nazionale, affiancato da Paolo Bianchini, regista di numerosi film e collaboratore di Luigi Zampa che diresse come aiuto regista Lea Padovani in tre film: Solo Dio mi fermerà (1957), Frenesia dell’estate (1964) e Il Gioco delle spie (1966).
L’incontro ha delineato una figura forte e in più occasioni rivoluzionaria, artefice in prima persona delle proprie scelte, a partire da quella di studiare all’Accademia di Arte drammatica quando ancora era minorenne, fino alla relazione tormentata con Orson Welles che la catapultò nel jet set internazionale e, dopo qualche anno si concluse con la fine dolorosa del rapporto da parte dell’attore americano.
La Padovani fu una star di prima grandezza negli anni del dopoguerra, esordì con Macario e prese parte al primo sceneggiato della Rai, Piccole Donne, nel 1955, proseguendo poi con le commedie di Garinei e Giovannini per arrivare, infine, al genere melodrammatico con la massima espressione in “Cristo fra i muratori”.
Partecipò a moltissimi film e produzioni teatrali, mantenendo sempre un’elevata professionalità ed un’intensità tale che ne fecero una delle attrici più richieste dell’epoca.
“La sua particolarità – ha sottolineato Bianchini nel corso dell’incontro – è stata quella di recitare senza far vedere che stava recitando.”
Una donna ed un’artista, insomma, che ha caratterizzato un intero periodo e che si è contraddistinta per aver sempre avuto il coraggio di portare avanti le sue scelte e le proprie idee.
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