VITERBO – Venerdì 13 giugno, alle 17.30, presso Icult Bic Lazio in via Faul 20, Gabriella Sica, Antonello Ricci e Gabriella Norcia presentano due nuovi libri di Teresa Blasi Pesciotti: la raccolta di versi poetici “Alla radice dei giorni” e le schegge di memoria in prosa de “Il profumo delle carrube”.
Letture di brani dai due preziosi volumetti, entrambi editi per i tipi di Davide Ghaleb, sono a cura del Fanalino di coda.
Conduce Giulio Curti.
Dalla prefazione di Antonello Ricci a “Il profumo delle carrube”
Se i mossi quadri della sua vita finissero un giorno immortalati dal pennello di un pittore di murales latino-americani, il titolo sarebbe certo La Pasionaria. Perché il demone più alto di Teresa Blasi è stato senz’altro (ed è ancora oggi: ancora oggi) la politica.
Lo so, non si chiede l’età a una Signora. Ma, lasciatemelo dire, non c’è battaglia negli ultimi sessant’anni di questa nostra bella e amara terra, che non abbia visto Teresa in prima fila, “suffragetta” infaticabile, schierata sempre dalla parte giusta: per la crescita culturale del territorio, nelle più importanti questioni civiche o in quelle di più vasto respiro ideale e civile.
Non sarà un caso se i compagni che lottarono fianco a fianco con lei, i suoi con-sorti a vario titolo, si affacciano tutti dalle pagine di questo agile volume: Felice Carlo Achille. Chi pudicamente rievocato per solo appello nominale; chi umoristicamente ritratto in azione nel corso di divertenti e brancaleonesche campagne elettorali (quelle di una volta); chi rievocato per gli infiniti frammenti di una quotidiana condivisione di affinità elettive.
Eppure, al di là delle apparenze e delle intenzioni, questo che il lettore stringe in mano non è un libro di politica.
Tutt’altro. Perché si sa: invecchiando impazzendo. E a un certo punto della sua intensa vita (tutta comunque spesa in letture intense e raffinate), più forte della pulsione ideologica e testimoniale, Teresa ha sentito l’urgenza dello scrivere. Di un certo scrivere. Scrivere per salvare: inseguendo una purezza di forme che possa redimere le cose dall’oblio del trascorso e consegnarle a futuri sensi. Proustianamente: scrivere in cerca di un Tempo Ritrovato. Primi vennero un paio di volumi in versi, asciutti e composti quanto eleganti e sentenziosi. Poi, ineludibile, la prosa del ricordo. Credetemi, non c’è viatico migliore a quest’operina di racconti e bozzetti (sì, lo so lo so, c’è anche –e non a caso– qualche “strisciata” in versi), non c’è viatico migliore –dicevo– del frammento di Maria Corti piazzato da Teresa a esergo di tutto: i ricordi sono come uova nel nido, scaldati dalla memoria a un certo punto esplodono. Invocano la pagina.
No Comments