CULTURA – Valorizzare la città? Cominciamo dalla Sala del Conclave

-da Giovanni Faperdue –

La sala del conclave di Avignone si presenta con una immagine suggestiva ed accattivante. Quei seggi austeri e vuoti, come d’incanto, riportano i numerosi visitatori alle atmosfere medievali, delle elezioni al soglio di Pietro.
Sembra quasi di rivedere i porporati che intervengono in favore di un cardinale da fare eleggere alla massima carica della Chiesa; o anche di ascoltare le loro preghiere indirizzate allo Spirito Santo, perché illumini le loro menti. Invece la sala del conclave del Palazzo Papale di Viterbo è tutto il contrario. Infatti, è povera, fredda e disadorna.
Più che ad una sala che ha visto numerosi conclavi (cinque in totale), tra i quali il più lungo della storia della Chiesa, che dette luogo al neologismo “conclave” (da clausi cum clave), sembra quasi un vecchio magazzino mercantile, rimesso a nuovo, in attesa di essere riempito di scatoloni, o anche di granaglie.
Oggi si parla tanto di un museo del conclave, di una bella installazione multimediale, che faccia rivivere ai turisti i momenti storici della Viterbo “Caput Mundi”. Plaudiamo a queste iniziative, ma conoscendo Viterbo e soprattutto i viterbesi, suggeriamo di cominciare a fare qualcosa che sia realizzabile da subito, senza rimpalli biblici tra i vari enti, che dovrebbero impegnarsi per realizzare questa opera.
Allora, noi che amiamo Viterbo, noi che vogliamo rendere migliore questa nostra città, per nostra ambizione e per i nostri figli, ci permettiamo di suggerire una iniziativa che abbia le caratteristiche di essere realizzata con un impegno di spesa più abbordabile. Cominciamo con il migliorare la sala del conclave, facendo ricostruire i seggi in legno così come erano nel medioevo. Magari ne facciamo confezionare diciannove; tanti quanti erano all’inizio i cardinali del conclave più lungo della storia della Chiesa (1271). Per creare un minimo di atmosfera, basterebbe creare questi seggi e posizionarli addossati alle pareti della sala. Poi per dare un tocco di verosimiglianza, agli accadimenti dell’epoca, che ricordi l’episodio del tetto scoperchiato per ordine del Capitano del Popolo Raniero Gatti il Giovane, basterà riproporre un esempio di tenda improvvisata, con panneggi di velluto rosso, come quelle che i nostri storici ci dicono furono arrangiate dai cardinali, per proteggersi dalle intemperie e dal freddo della notte. Quindi le prime spese, in attesa del museo multimediale dei Conclavi, sarebbero di lieve entità: due file di seggi contrapposti con capienza di almeno venti posti, dieci sul lato destro e dieci su quello sinistro, e alcuni bastoni piantati a mo’ di tenda, ricoperti con panneggi di velluto rosso cardinale. Poi potremo attendere con pazienza, che gli enti che dovrebbero finanziare il museo, si mettano d’accordo sulla ripartizione delle spese.
Fatte queste prime opere i turisti avranno di che godere, respirando l’atmosfera giusta, e la nostra città, anche senza essere Avignone, comincerà il suo cammino verso quel turismo religioso tanto agognato, che fa ricchi i nostri cugini d’oltralpe.

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