MUSICA – All’Auditorium omaggio al maestro Rivoglia

VITERBO – Un omaggio al maestro Vincenzo Rivoglia, insigne e raffinato compositore di Ischia di Castro scomparso un anno fa, con un concerto inserito nel cartellone della IX Stagione concertistica dell’Università degli Studi della Tuscia.
Domenica 11 maggio alle 18.30 presso l’Auditorium di Santa Maria in Gradi, a Viterbo, l’Unione musicale Viterbese “Adriano Ceccarini”, il coro polifonico che Vincenzo Rivoglia ha diretto dal 1979 all’aprile del 2013, eseguirà il capolavoro del suo maestro, la cantata “Oppressit me dolor”, per soli, coro e orchestra.
L’opera, eseguita in prima assoluta il 6 ottobre 2012 nella chiesa di Santa Maria della Verità, verrà ora riproposta al pubblico nella versione completa, ultimata dal maestro Vincenzo Rivoglia pochi giorni prima della sua morte.
Accanto alla cantata, l’Unione musicale Ceccarini eseguirà brani di Giovanni Pierluigi da Palestrina, Lorenzo Perosi e Domenico Bartolucci, gli autori che Rivoglia più amava.
Solisti di questa serata saranno Serenella Fanelli (mezzosoprano), Roberto Cresca (tenore) e Alfonso Antoniozzi (baritono), che ha iniziato la sua prestigiosa carriera nel mondo della lirica cantando, da adolescente, nell’Unione musicale viterbese Ceccarini.
Il coro sarà accompagnato dall’orchestra “Le metamorfosi musicali”, un ensemble strumentale composto da una quarantina di elementi.
Dirige il maestro Roberto Bracaccini, altro valente musicista che ora è alla guida del coro polifonico viterbese, amico ed erede ideale del maestro Rivoglia del quale sta curando la pubblicazione integrale delle opere.
“Oppressit me dolor” è una cantata composta dal maestro Vincenzo Rivoglia in onore della Madonna Addolorata.
E’ un affresco sonoro che ritrae musicalmente il dolore della madre ai piedi della Croce del figlio morente. Lo strazio, la sofferenza, il tormento, il dolore estremo espresso nel testo – tratto dal vangelo, dalla bibbia e da tre dei brani della sequenza “Stabat Mater” di Jacopone da Todi – vengono esaltati, sottolineati e sublimati dalla musica.
E’ una sorta di universalizzazione del dolore. Il dolore della Madonna si identifica con il dolore di tutte le madri.
Ascoltando la cantata si ha l’impressione di osservare un polittico medievale, con i vari quadri che rappresentano un percorso unitario che, dal lamento iniziale della Madonna, attraversa il dolore dell’umanità intera per concludersi con un corale maestoso. Un dolore che si trasforma in purificazione e che conduce alla gloria.
L’introduzione orchestrale crea l’atmosfera solenne, struggente e quasi catartica. In un clima di estremo intimismo si susseguono e si alternano episodi solistici e passi corali. Sempre nel pieno e totale rispetto del testo sacro.
La musica sottolinea fedelmente il significato della parola diventando una meditazione del testo. L’orchestra ha una funzione autonoma, è di accompagnamento ma allo stesso tempo è dialogante con il coro. Lo stile che segue la tradizione e il linguaggio tonale utilizzato, non nascondono comunque una certa sensibilità moderna e un tipo di scrittura attuale, ma di sicuro impatto emotivo.


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Data
11/05/2014
18:30

Organizzatore

Location
Auditorium, Università della Tuscia S. Maria in Gradi

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