Un incontro all’insegna dell’approfondimento di spessore quello che si è svolto sabato scorso a Civita Castellana nella Sala Conferenze della Curia Arcivescovile.
Protagonista dell’appuntamento, organizzato dall’associazione culturale nazionale Giorgio La Pira, con il patrocinio della Fondazione “Giorgio La Pira”, dell’Accademia di studi storici “Aldo Moro”, dell’Archivio storico Flamigni, del Comune di Civita Castellana e dell’Istituto Midossi, Aldo Moro Costituente.
Nel convegno, che ha visto la presenza di autorevoli esponenti del mondo culturale nazionale, è stata delineata la complessa figura dello statista, in particolare il suo ruolo all’interno della Commissione dei “75” incaricata di redigere il testo costituzionale, cui Moro partecipò come relatore per la parte riguardante “i diritti dell’uomo e del cittadino” e vicepresidente del gruppo Dc all’Assemblea.
A succedersi, dopo i saluti introduttivi di Emilio Corteselli, Presidente dell’associazione culturale nazionale “Giorgio La Pira”, gli interventi di Giovanni Bianco (Università di Sassari), Carlo Bersani (Università Niccolò Cusano), Francesco Maria Biscione (storico), Aurelio Rizzacasa (Università di Perugia) e Nicola Tranfaglia (Università di Torino).
Il ritratto prende le mosse da una fondamentale distinzione nell’evoluzione politica del leader Dc, quella di un primo periodo (1938-1946) in cui non vi è traccia del potere costituente e nei suoi scritti non compare la concezione dell’uomo atomisticamente inteso.
In questa fase l’uomo non si contrappone allo Stato che, in realtà, deve avere una funzione pedagogica ed antitotalitaria. La sovranità appartiene al popolo e va difesa nella molteplicità dei partiti.
Il concetto di potere in Moro è caratterizzato dal pluralismo e dalla necessità di una limitazione dei poteri dello Stato che si concretizza nell’esistenza delle formazioni sociali intermedie e dall’assunto che il legislatore non è sovrano, quindi la Costituzione non può essere modificata da effimere maggioranze parlamentari.
Il suo concetto di democrazia compiuta riesce a far convergere idealmente le più rappresentative forze politiche del paese che devono lavorare, in maniera coesa, per cercare di aggregare, quanto più possibile, la maggior parte delle componenti sociali.
Di Aldo Moro è stato poi tracciato anche un ritratto più intimo e personale, afferente alla sua sfera più privata e contraddistinto dal tratto significativo dell’assenza di ira in tutti i suoi comportamenti e dalla predisposizione al dialogo come una vera e propria necessità.
L’elezione del 1946 all’Assemblea Costituente rappresenta quindi una tappa fondamentale nella concretizzazione degli ideali politici che contraddistinguono il pensiero di Moro e che contribuiscono a rendere la Dc il maggiore partito nazionale.
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