-di Simona Tenentini-
Ennesimo appuntamento di profondo interesse e di stringente attualità quello che si è tenuto sabato scorso, a Civita Castellana, presso la Sala delle Conferenze della Curia Arcivescovile.
La Fondazione Giorgio La Pira, presieduta da Emilio Corteselli, con il patrocinio dell’Accademia di studi storici Aldo Moro e dell’Archivio storico Flamigni, ha infatti organizzato una conferenza sui “70 anni dall’ Assemblea Costituente”, cui hanno partecipato autorevoli della materia e storici di spessore.
Tra gli interventi, infatti, dopo i saluti introduttivi di Emilio Corteselli, si sono succeduti: Giovanni Bianco (Università di Sassari) Carlo Bersani (Università “Niccolò Cusano”, Matteo Cosulich (Università di Trento) Nicola Tranfaglia (Università di Torino) ed il senatore Sergio Flamigni (Storico e Saggista). Quest’ultimo, in particolare, con estrema lucidità e dialettica appassionata, ha illustrato con veemenza tutti i fermenti culturali e le diverse posizioni confluite nella Carta Costituzionale, ponendo l’accento su un passaggio obbligato per tutti i cambiamenti, quello che la democrazia politica sia accompagnata da altrettanta democrazia sociale.
In un momento storico come quello attuale, caratterizzato dalle aspre contrapposizioni tra favorevoli e contrari al referendum costituzionale, l’incontro di studi è stato un importante momento di confronto e di consapevolezza per comprendere, tra l’altro i principi alla base della sua elaborazione.
Secondo il prof. Bianco, nella relazione introduttiva, l’Assemblea fu la forma migliore che poteva essere adottata per presiedere la nascita di una nuova forma di stato basato sull’esercizio di un potere democratico popolare ben distinto, ad esempio, da un movimento rivoluzionario come quello francese.
Il potere costituente può essere per questo certamente definito come una vera e propria rivoluzione democratica in cui, attraverso il rispetto delle regole si intende cambiare l’ordine delle cose.
Non a caso, nella Carta confluiscono tre influenze di diversa ispirazione, quella liberale, quella marxista e quella cattolica, perfettamente sintetizzate nella continua ricerca di uno Stato pluralista basato su una divisione dei poteri necessaria per evitare derive autoritarie.
La stessa esigenza si ravvisa nella previsione di contropoteri finalizzati ad arginare l’accentramento, tra questi, l’istituto di democrazia diretta del referendum.
Il concetto è stato poi ulteriormente argomentato con tutti gli interventi successivi che hanno messo in luce come, nella Costituzione ci sia un costante rifuggire le tentazioni del parlamentarismo e quindi l’introduzione dei cosiddetti “contrappesi” scelti per una tendenza equilibratrice.
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