-da Comitato 10 Febbraio – Viterbo-
È stato celebrato questa mattina, domenica 7 febbraio 2016, a Viterbo, il “Giorno del Ricordo”, istituito con Legge 30 marzo 2004, n.92 per onorare le vittime delle foibe, l’esodo giuliano-dalmata e le vicende del confine orientale. La manifestazione ha ricevuto il patrocinio della Provincia di Viterbo, rappresentata dal consigliere Mario Quintarelli, e del Comune di Viterbo rappresentato dal Sindaco Leonardo Michelini e da vari assessori e consiglieri comunali, sia di maggioranza che di opposizione.
Un corteo, composto da cittadini che sventolavano bandiere e un grande vessillo tricolore, rappresentanti del Comune di Viterbo e della Provincia, associazioni combattentistiche e d’arma, è partito alle 10.30 da piazza Giuseppe Verdi, davanti al teatro comunale, per raggiungere largo martiri delle foibe istriane. Qui, presso il cippo che ricorda il sacrificio del viterbese Carlo Celestini, alla presenza dei gonfaloni di Provincia e Comune, è stata deposta una corona d’alloro in ricordo dei cittadini della nostra provincia deceduti in seguito a deportazione, fucilazione o infoibamento. La corona era portata da due giovani ragazze, le nipoti del carabiniere Giulio Mancini di Civitella d’Agliano, assassinato da partigiani slavi il 25 giugno 1945 a Gorizia.
Il giornalista e dirigente nazionale del Comitato 10 Febbraio, Silvano Olmi, ha elencato i nomi dei 14 martiri, nati a Viterbo e provincia, che il comitato ha censito e che trovarono una morte orrenda al confine orientale d’Italia.
Il presidente del Comitato 10 Febbraio di Viterbo, Maurizio Federici, ha ricordato la strage di Vergarolla, avvenuta il 18 agosto 1946, dove un’esplosione provocò la morte di circa 80 italiani. “Devo chiedere scusa ai profughi – ha detto Federici – che costretti a scappare da quelle terre, una volta giunti in Italia furono trattati come delinquenti e gli vennero prese addirittura le impronte digitali.”
“Abbiamo il dovere di ricordare – ha detto il sindaco di Viterbo Leonardo Michelini – oggi la maturità di un popolo si misura anche dalla capacità di rendere omaggio alle vittime, a questi cittadini della Tuscia alcuni dei quali non si conosce nemmeno dove sono sepolti. Da non dimenticare – ha concluso Michelini – l’esodo di tanti nostri connazionali costretti ad essere esuli in Patria.”
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