CULTURA – Il Teatro Evolutivo entra al Midossi

L’associazione Le Nuvole ha come obiettivo pedagogico dell’anno 2016 di
dedicare la propria attenzione al mondo degli adolescenti e
lo fa promuovendo un laboratorio di Teatro Evolutivo.
L’invito è stato raccolto da una professoressa di lettere del
liceo artistico Midossi di Civita Castellana, la dott.ssa Paola Guerrini,
affiancata dalla prof.ssa Tiziana Cremonini.

Il corso è stato strutturato su 12 incontri, partiti il 23 gennaio, ed è tenuto da Adele Caprio, regista della Compagnia teatrale PoEtica, presidente dell’associazione Le Nuvole e autrice del libro ‘Pedagogia, un’Arte in divenire’ (Anima Ed. Milano 2014) che ha fatto suo il metodo Stanislavskij durante il suo soggiorno all’Actor’ Studio di New York.

Attore e teorico del teatro, il regista moscovita ha creato un rigoroso addestramento che spinge l’attore a sollecitare la propria natura nascosta per dar vita, nel modo migliore, al mondo interiore del personaggio. Contrario ad ogni tecnica imitativa e meccanica, che porta in scena soltanto una visione parziale della vita, egli insegna all’attore a far vivere, al personaggio messo in scena, i propri sentimenti, facendo così diventare il teatro il mezzo per attingere al proprio, personale ‘pozzo della creatività senza fondo’ di cui tutti, indistintamente, disponiamo dalla nascita. Inoltre, egli aggiunge che è importante sia sviluppare la creatività dell’attore che la sua coscienza. E in mondo in cui si attua deliberatamente la castrazione psico-emotiva soprattutto dei giovani, lavorare con la creatività per arrivare all’ampliamento della coscienza è l’unico obiettivo possibile in un laboratorio teatrale rivolto agli adolescenti dei giorni nostri.
Il metodo è ormai conosciuto anche ai non addetti ai lavori: dal ricordare situazioni vissute, dall’interpretare persone incontrate si mettono in scena brandelli di vita vissuta che fanno affiorare in superficie sentimenti già vissuti. Dal mentale si passa quindi sul piano emotivo attraverso la memoria e l’immaginazione, senza nessuna forzatura: l’attore vede nascere in sé spontaneamente uno stato d’animo corrispondente senza forzare il suo sentire. Il primo passo che un vero ‘attore’ fa è porsi quindi come osservatore di ciò che lo circonda e di ciò che gli urge dentro, presente nel ‘qui ed ora’, capace di scoprire i meccanismi automatici dei suoi corpi e di dirigerli nel modo in cui desidera. Se l’energia segue il pensiero, mentre andiamo oltre la superficie del nostro personaggio, comprendiamo che la realtà scenica nasconde metafore colme di saggezza, aliene ai mezzi di comunicazione di massa che ci propongono una visione della realtà artefatta e manipolatoria di menti sempre più addormentate.
Possiamo definire il Teatro Evolutivo una forma di Teatroterapia? In un certo senso lo è, poiché focalizzando le proprie energie su se stessi, nel qui ed ora, si costruisce un attracco sicuro alla propria immaginazione creativa. Inoltre la forte sintonia che si crea col gruppo di lavoro permette di sperimentarsi, a volte in maniera inaspettata, con l’Altro migliorando le relazioni con il nostro ambiente più prossimo. Il lavoro di gruppo dà un grosso aiuto in questo senso perché, lavorando con persone a noi sconosciute o che conosciamo da tempo ma che ci sembra di vedere per la prima volta sotto una luce nuova, ci apre nuovi sbocchi alla socialità. E una volta lasciata aperta la porta alle intuizioni, ci accorgiamo di essere entrati in un contatto più profondo con i nostri compagni e, di riflesso, anche e soprattutto con noi stessi. E’ come se l’Altro ci facesse da specchio ed attraverso il suo sentire noi cogliamo la nostra stessa vita, prospettive nuove di ciò che ‘siamo’ davvero. Aspetti addormentati di noi vengono risvegliati da questo contatto ‘risanatore’ di ferite interiori spesso sconosciute a noi stessi. L’allievo del laboratorio di Teatro Evolutivo impara a canalizzare verso l’esterno quello che sta vivendo interiormente, ‘agendo’ (attore è anche etimologicamente, colui che agisce) sulla realtà, anche se all’apparenza sembra una simulazione. L’attore nel teatro evolutivo non è mai un passivo riproduttore di meccanismi ma diventa un co-creatore della realtà in cui, pian piano, da burattino passa ad essere ‘padrone’. Conoscendo i propri limiti e i propri talenti, l’attore è a sua volta autore, creatore consapevole della propria vita. Chi può dire di conoscere davvero se stesso? Quante volte diamo per scontato di essere ciò che siamo e non ci rendiamo conto di quanta ricchezza alberghi in noi? Il teatro evolutivo, oltre a dotarci delle tecniche base del teatro, ci apre altri scenari, è un portale che ci permette di inoltrarci in nuovi regni e ci permette di capire che i nostri vecchi modelli posso essere facilmente bypassati. Distaccandoci dai vecchi modelli possiamo, partendo da noi stessi, accedere a nuove soluzioni, nuovi ritmi, nuove immagini, nuove possibilità, nuovi mondi da esplorare.
Per info 3887590052
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