-da Gian Maria Cervo-
Gentili Direttori,
scrivo questa lettera per coinvolgere costruttivamente la Città nel dibattito riguardante la candidatura di Viterbo a Capitale Italiana della Cultura, viste le mille polemiche di questi giorni.
Vorrei fare due brevi premesse, prima di tutto.
Immagino di essere stato nominato membro del Comitato che dovrà preparare il dossier che farà concorrere Viterbo al prestigioso riconoscimento, non solo in quanto autore ma anche e soprattutto come rappresentante di una realtà culturale, Quartieri dell’Arte, che fin dalla sua prima edizione ha fatto dell’inclusione e della trasparenza, della capacità e della necessità di far evolvere le culture egemoni, i suoi principi fondanti.
Nel Comitato di cui faccio parte, oltre alle importanti presenze istituzionali, ci sono studiosi come Francesco Mattioli, Sofia Varoli Piazza, Enzo Bentivoglio, Stefano De Angeli e Luciano Osbat di cui ho profonda stima e che, credo fortemente, sapranno interpretare al meglio i tratti identitari e le potenzialità di Viterbo e del territorio.
La Città in questo momento, è inutile negarlo, vive delle tensioni; ma condivide anche il valore del cambiamento del punto di vista su se stessa: sta recuperando tratti identitari e di memoria storica rimossi e mostra attenzione per le eccellenze che hanno operato e operano in ambito artistico e culturale sul territorio.È proprio a partire da questa suggestione che possiamo recuperare coesione e dare alla candidatura un carattere fortemente propositivo.Bisogna agire in maniera sensata, rapida, trasparente, strutturando una narrazione che sappia parlare attraverso registri diversi.
Le mie proposte riguarderanno in larga parte il contemporaneo che è spesso sinonimo di inclusione e di fusione delle prospettive.
Ne illustro le principali procedendo schematicamente.
Rispetto al contemporaneo a Viterbo: nella ex Chiesa degli Almadiani c’è ancora da recuperare il wall-drawing di Sol LeWitt che l’artista aveva donato alla Città ma che fu rifiutato dall’Amministrazione comunale operante nella seconda metà degli anni novanta. Non mi dilungo qui, ma poiché non esiste alcuna donazione scritta dell’opera (proprio a causa del reciso rifiuto da parte dell’amministrazione ad accettare la donazione nel 1998), il recupero, già incoraggiato dalla competente Soprintendenza, assumerebbe a livello giuridico, filologico ed estetico dei tratti di assoluta novità (già il fatto di dover “recuperare”, attraverso un descialbo, un’opera d’arte concettuale è un interessante paradosso). Esiste una relazione al Comune di Emanuele Joppolo che, su incarico della Soprintendenza, ha già effettuato un saggio di restauro. Sarebbe bene farne una sintesi e inserirla nel dossier di presentazione della candidatura. Al recupero del wall-drawing potrebbe essere associata una grande mostra su Sol LeWitt da realizzare in collaborazione con la Fondazione intitolata all’artista.
Un ulteriore recupero da effettuare alla ex Chiesa degli Almadiani è quello dell’installazione che Daniel Buren realizzò intervenendo sulla (“finta” o “nuova” chiamatela come preferite) facciata della Chiesa. In questo caso il recupero sul piano giuridico potrebbe essere meno complesso perché l’artista è ancora in vita anche se fu molto offeso, io credo, dal rifiuto della sua donazione da parte del Comune nel 1998.
Grandi eventi di spettacolo dal vivo e letteratura: propongo di istituire un’azione denominata “Canone viterbese” così strutturata: alle due eccellenze viterbesi che negli ultimi 5 anni abbiamo ottenuto il più alto numero di finanziamenti pubblici nell’ambito dello spettacolo dal vivo, da Mibact, Regione Lazio e Comune di Viterbo, siano affidati due grandi eventi, di pari entità a livello economico, che prevedano la valorizzazione di autori di livello internazionale, contemporanei e del passato, che abbiano operato a Viterbo. Le due eccellenze incaricate di realizzare i due grandi eventi dovranno impegnarsi a concorrere a dare organicità al progetto di Viterbo Capitale italiana della Cultura, realizzando ciascuna, con risorse proprie, ulteriori dieci eventi che possano essere riconducibili a un’idea di canone viterbese. Nella realizzazione di questi eventi, le eccellenze sopra descritte dovranno dimostrare la loro capacità di fare sistema e conglomerato con le altre realtà del territorio.
Grandi eventi di musica: riqualificazione, recupero del marchio e ristrutturazione del Festival Barocco affidato a una realtà (con l’esclusione delle eccellenze di cui sopra) che dimostri di aver avuto negli ultimi 5 anni capacità organizzative, che abbia percepito almeno un finanziamento diretto dalla Regione Lazio e dal Mibact e che presenti una candidatura di assoluto prestigio, a livello musicale e musicologico, per la direzione artistica del Festival.
Ho cercato di disegnare le pratiche e i modi di operare virtuosi di una Città d’arte e di cultura che, ragionevolmente, si affida alle sue eccellenze ma include l’intero tessuto delle realtà culturali nel suo operato, facendo crescere tutti. Credo che solo evitando lobbismi e visioni tribali Viterbo potrà affermarsi come Centro di proposta culturale in divenire.
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