CULTURA – Monte Landro, uno dei più grandi templi etruschi conosciuti

-da Giovanni Feo –
Nel corso del 2011, Marco Morucci, appassionato ricercatore del territorio etrusco e della sua storia, comunicò alla Soprintendenza la scoperta di una struttura templare, da lui individuata sulla cima del monte Landro, nel comune di San Lorenzo Nuovo (Vt). Una scoperta, come pubblicamente dichiarato, di enorme rilievo; per proporzioni è uno dei più grandi templi etruschi finora venuti alla luce.

Gli scavi, fino ad oggi, sono stati coordinati dal prof. Maggiani e da studenti dell’Università Cà Foscari (Venezia), coordinati dal Gruppo Archeologico TURAN, di San Lorenzo Nuovo.
Il tempio, già nel primo anno di scavo, fu riconosciuto come appartenente alla classica tipologia dei templi etruschi del V e VI secolo a.C., grazie a una ricca serie di reperti venuti alla luce. Ma, soprattutto, è di eccezionale interesse la scoperta di alcuni ritrovamenti del tutto unici.
Li elenchiamo di seguito:
1 – Il “puteale”
Si tratta di un elemento in pietra, scolpito e rifinito, di forma circolare e cavo, a tronco conico (alto cm 36, internamente largo cm 35) utilizzato nel culto della divinità del sottosuolo, del quale sono già noti esemplari romani e della Magna Grecia.
Per quel sappiamo, il puteale del monte Landro è forse l’unico esemplare etrusco finora rinvenuto (altri, forse, sono in qualche deposito di museo?). Il reperto è in pietra vulcanica locale, di arcaica ma ben proporzionata fattura, e non presenta alcuna caratteristica, né traccia dell’uso inspiegabilmente attribuitogli dagli archeologi: ovvero di “parapetto di pozzo” per “raccogliere acqua”.
Il puteale è di estremo interesse poiché identico a quello raffigurato in sei urne etrusche (di Chiusi e Volterra) dove è raffigurata in rilievi scultorei la leggenda del “mostro” Uoltam (o Volta), narrata, tra gli altri, da Plinio.
Ciò può spiegare la funzione di un altro eccezionale rinvenimento che di seguito segnaliamo.

2 – La vasca
È una vasca scavata con cura nel tufo – profonda 2,5 m, larga 2 m, lunga 5 m – con al centro un foro naturale (30 cm di diametro) di cui si ignora la profondità e la funzione.
La vasca è dentro il recinto sacro del tempio, quindi ne condivide la sacralità e, per quanto è dato di sapere, si tratta di una struttura unica, non ritrovata presso altri templi etruschi. È stata sbrigativamente classificata come deposito per l’acqua, ma non vi sono vie di entrata, né di uscita. Gli anziani di San Lorenzo Nuovo, che conoscono il monte Landro, sostengono concordemente che nell’area del tempio sono più volte avvenute emissioni di vapori di aria calda, provenienti dal sottosuolo. In effetti il monte è parte di un’antica bocca vulcanica del cratere Volsinio e la presenza di vapori risalenti in superficie vi è attestata, come anche nel vicino tempio etrusco di Turona.
Il puteale, posizionato sul foro al centro della vasca, può verosimilmente spiegare la funzione della vasca e del puteale stesso: incanalare i vapori sotterranei e, probabilmente, utilizzarli per attività sacrali e oracolari, non diversamente da quanto avveniva nel tempio di Apollo delfico e in altri siti sacri dell’antichità.
3 – In posizione centrale, nella vasca del tempio, è visibile al suolo un ‘ornitos’: è una rara formazione naturale, dovuta ad un’improvvisa e breve fuoriuscita di lava, solidificatasi in forma di rosa (circa 2 metri di diametro) e poi ritoccata ad arte e conservata nell’area templare per la sua forte valenza simbolica e sacra. La rosa, è noto, nell’iconografia etrusca fu il più raffigurato simbolo del principio femminile. Ci risulta che gli archeologi non hanno detto nulla di questo eccezionale reperto.
4 – Velch
Dagli scavi è venuto alla luce un frammento in pietra vulcanica con incisa una svastica e la scritta VELCH, nome del dio etrusco dei vulcani (in latino Volcanus). L’iscrizione è stata definita un falso, ma è poi seguita una smentita. Il popolo degli appassionati attende i risultati delle analisi scientifiche.
5 – Risulta che gli archeologi nelle loro presentazioni pubbliche hanno ultimamente classificato il tempio come un santuario “etrusco-romano” del III-II secolo a.C. Sorprende questa nuova classificazione e datazione: ogni evidenza dimostra, e loro stessi lo hanno precedentemente dichiarato, trattarsi di un tempio “etrusco” almeno del V secolo a.C. Perché viene definito “romano”, quando di romano non è stato rinvenuto praticamente nulla, se non insignificanti elementi?
6 – Vorremmo che il tempio, ricco di originali e rari reperti, venisse tutelato, e non lasciato alla mercé di chiunque per 10 mesi l’anno, come è stato fino ad ora, e anche valorizzato, non trattato come quando è stato fatto il taglio del bosco e le piante tagliate sono state lasciate cadere sull’area del tempio stesso senza alcun rispetto.
Il tempio di Monte Landro, oltre che al popolo italiano, appartiene alla comunità locale, in particolare alla comunità di San Lorenzo Nuovo, che è parte delle comunità dell’intero cratere del lago. I risultati delle ricerche sono utili alla definizione dell’identità storica, culturale, spirituale e artistica del territorio dove viviamo. Per questo, da parte delle comunità locali e di tutti gli interessati si richiede all’archeologia di fare chiarezza e dare risposte scientificamente corrette. I risultati della ricerca scientifica devono giungere al mondo della cultura, affinché se ne possa fare uso in un libero dibattito.
Il presente lavoro è stato realizzato con la collaborazione di Luigi Catena.

2 Comments

  • Rispondi
    2017/03/15

    Prima di pubblicarli, dovreste vagliare meglio la competenza di chi scrive articoli di argomento archeologico, per evitare di diffondere dati del tutto privi di fondamento scientifico, provocando, quindi, disinformazione. L’articolo di De Feo, sedicente etruscologo, non rappresenta altro che una sequela di pacchiane sciocchezze condite da clamorosi errori storici. LA SCIENZA NON E’ DEMOCRATICA e oggi l’archeologia non è più una disciplina umanistica ma si è da tempo trasformata in una scienza sperimentale che si avvale del contributo delle scienze esatte. Peccato che pochi se ne siano accorti o, forse, la sciocchezza più eclatante fa assai più notizia di un’onesta verità?
    Ringrazio per l’attenzione e saluto.
    Pietro Tamburini
    (dottore di ricerca in Archeologia (Etruscologia) presso Sapienza – Università di Roma; direttore del Museo territoriale del lago di Bolsena; coordinatore del Sistema museale del lago di Bolsena)

    • Rispondi
      redazione Author
      2017/03/16

      La ringraziamo per la segnalazione. In futuro valuteremo con più attenzione gli articoli che ci vengono sottoposti dai nostri lettori