NEWS – Da Viterbo alla conquista di Parigi con “Minerva”

Si chiama Simone Ceccarelli, è di Viterbo e si è guadagnato uno spazio sul Corriere della Sera, il maggiore quotidiano nazionale.
Il motivo? “Trasforma le motociclette in special e da Viterbo è arrivato sulla scena internazionale, a Parigi, dove la sua creatura «Minerva» è stata venduta all’asta da Bonhams a un collezionista belga. Un risultato ottenuto con la costanza e la passione che, poco più di un anno fa, lo hanno portato a mettersi in proprio con la sua officina «Ruote Rugginose», sfidando la crisi e le difficoltà che in Italia sono all’ordine del giorno per gli artigiani.

A settembre dello scorso anno ha lasciato il lavoro, «per provarci. A trent’anni, dopo aver fatto il carrozziere e poi il meccanico andando anche in cassa integrazione, ero finito a vendere automobili e non potevo continuare a farlo. Non era nelle mie corde, non poteva essere una passione, figuriamoci la mia». Non è stato facile, racconta, per tanti motivi. A cominciare dalla famiglia. «Mio padre ha lavorato per 40 anni da impiegato. Vedermi mettere in proprio lo ha spaventato. Parigi e l’esperienza di Bonhams lo hanno fatto ricredere, ora è più aperto verso la mia scelta. Mentre dalla parte dei parenti di mia madre c’è stata meno resistenza. Del resto – racconta – hanno avuto un’attività commerciale per tanti anni».
Francesca e e la dea della guerra
Nella storia di Minerva non manca il tocco sentimentale. Si deve alla fidanzata Francesca la scelta forse più importante, quella del nome della moto. «Non è solo la dea romana della guerra, è la protettrice degli artigiani», spiega. Un portafortuna che ha funzionato, perché dopo qualche fiera e alcune gare tra preparatori vinte, le fotografie e una recensione di Minerva sono finite sul sito britannico The Bike Shed, che tratta moto special, e sono state notate dalla casa d’aste britannica. Che lo ha contattato quasi subito. «Ma ci sono voluti mesi per arrivare a farmi decidere. Avevo la possibilità di venderla a un paio di privati, ma alla fine – continua Ceccarelli – ho pensato che l’esperienza di andare a Parigi, in un mondo completamente diverso e a misura di questi lavori, sarebbe stata la scelta migliore». Da qui la vendita ad un collezionista, che ha apprezzato il lavoro di dettaglio, «quasi maniacale» come dice scherzando, che rende Minerva unica. «Secondo me è meglio fare un piccolo sforzo in più, ma poi i risultati sono su un altro livello. Per natura sono preciso, ma lo sono diventato ancora di più – spiega – perché quando vai a fare le gare e porti le tue creazioni è il piccolo particolare, i dettagli, a fare la differenza».
Legno e madreperla
«Quello che ha attratto la casa d’aste e l’acquirente è stata sicuramente la lavorazione, insolita. Credo di essere il primo ad aver fatto una motocicletta che ha legno e madreperla tra i materiali utilizzati. Il cupolino è in base di vetroresina e ricoperto poi con uno strato di legno di pero e padouk. Il nome Minerva è intarsiato. La lettera “i” e i due bulloni che reggono il logo “Ruote Rugginose” sono di madreperla. Per la verniciatura è stata applicata la tecnica a foglia d’oro e il colore utilizzato è molto particolare, l’effetto finale è fantastico. La sella è stata fatta a mano in pelle color tabacco anticato». La moto nasce Ducati Mark 3 250cc del 1971. Era in un magazzino di un collezionista nel viterbese. «Sono andato là per vedere un’altra moto. Ce ne stavano a decine e una in particolare, quella vecchia Ducati, ha catturato la mia attenzione. È stato amore a prima vista. Continuavo a girare per il magazzino – racconta – ma come voltavo lo sguardo era là, diversa da tutte. Mi sono innamorato e l’ho presa con me». Non è stato un problema cambiare in corsa, «perché di solito i miei lavori sono cuciti intorno alla moto che ho preso. La guardo, mi vengono le idee e inizio». Durante la lavorazione, durata quindici mesi, la moto ha subito una vera e propria dieta dimagrante: «Il telaio è stato accorciato e sfoltito delle parti superflue – spiega Simone – ed essendo tutta in vetroresina il risultato finale è che peserà sì e no 70 chilogrammi». Anche la meccanica ha subito qualche piccolo intervento, perché quando la motocicletta è entrata nell’officina di Ceccarelli non era in condizioni ottime. «C’è stato un restauro prima dell’elaborazione, era necessario fare alcuni lavori. Poi ho sostituito il carburatore e ho lavorato sull’aspirazione e sullo scarico per migliorarla. Ma di fatto resta quasi originale».
Le difficoltà di mettersi in proprio
Minerva non è il primo lavoro di Simone ad aver avuto fortuna. Anche se in un panorama meno internazionale, la sua prima motocicletta creata e chiamata per l’occasione “Esordio” ha girato per fiere e ha partecipato ad alcune gare. «Al Moto Days non si è qualificata. Eppure, dopo due mesi, mi ha contattato un ragazzo di Brescia che l’aveva vista e ha deciso di comprarla. In Italia problema è che le banche non appoggiano passione e progetti dei giovani Poi c’è il fronte imprenditoriale. «In Italia i giovani hanno passione, vale ancora la pena fare scelte come quella che ho fatto io. Lo scalino più grosso è nel sistema finanziario: le banche non ti danno credito. O hai la fortuna di avere alle spalle una famiglia che ti aiuta, oppure anche se hai un’idea e sei un gran lavoratore, non hai modo di iniziare. Anche io sto trovando qualche difficoltà: è tutto pronto per aprire la partita Iva e dare vita alla mia impresa, ma non credevo ci fossero tutte queste resistenze». Anche il mercato delle moto special è un mercato poco fiorente nel nostro Paese. «La mia moto è l’esempio: sono andato a venderla all’estero perché c’è una mentalità diversa. Già nel nord Italia – continua Simone – le cose cambiano un po’, ma di fatto io lavoro con tutta gente straniera che ha una concezione differente di questo tipo di lavori. A me piacerebbe creare qualcosa per un viterbese o per un romano, ma purtroppo non c’è la cultura adatta. Non viene dato il giusto valore al lavoro di artigianato che viene fatto, un po’ perché mi vedono giovane, un po’ perché sono agli inizi. Mi è capitato di perdere soldi perché non venivo pagato nei tempi pattuiti. Per un ragazzo giovane, senza tanta disponibilità di soldi, può diventare un vero problema», dice. La realtà di Ruote Rugginose però è diversa e l’esperienza di Parigi lo dimostra. «Ogni tanto – racconta ancora -qualcuno mi porta una motocicletta. All’inizio c’è l’entusiasmo davanti al progetto, poi spariscono. Ne ho parcheggiate in officina alcune da oltre tre mesi. La vendita a Parigi mi ha motivato ancora di più e da quando sono tornato ho deciso di risolvere la questione e mettere in chiaro che o si fa il lavoro al suo giusto prezzo, oppure è inutile per tutti perdere tempo»

FONTE: CORRIERE DELLA SERA

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