-da Marco Morucci-
Gli Etruschi, Velzna, il Fanum, misteri irrisolvibili?
Certo, sarebbe possibile fare chiarezza ma si dovrebbe esaminare di nuovo i vari indizi storici e soprattutto liberare la mente dai vecchi pregiudizi.
Se si potesse fare questo si scoprirebbe chi erano realmente gli Etruschi, una società emancipata ( mai più eguagliata ) dove le donne erano paritari agli uomini e avevano il loro posto nella collettività gentilizia e persino delle necropoli a loro dedicate ( si contrastinguevano per il leone in nenfro che si metteva a guardia del sepolcreto ).
Per riuscire ad entrare nel pensiero Etrusco basta solo ragionare logicamente per riuscire a capire il loro modo di agire, la loro religione.
Ragionando si può trovare per esempio dove poteva essere posizionata la città di Velzna.
Nei tempi remoti era considerata insieme al Fanum, l’ombelico dell’Etruria quindi era forzatamente posta al centro del territorio e non capisco il motivo per cui alcuni archeologi credono che si dovrebbe trovare invece proprio sul confine con gli Umbri.
L’Omphalos non poteva che essere Bolsena.
La viabilità etrusca ricalcata dai romani può darci un ulteriore aiuto, la Clodia è stata la prima strada etrusco/romana che congiungeva Roma con Chiusi, attraversava Bolsena e da lì, tramite le varie diramazioni si poteva andare anche a Tarquinia scendendo per Tuscania o continuare verso Statonia per recarsi a Vulci.
Esisteva anche un’altra via che collegava Bolsena con Roma passando per i Cimini, venne però abbandonata quando iniziarono le prime schermaglie di guerra ma nel III secolo a.C. i romani la usarono per attaccare Velzna.
Ora se avete notato che lo snodo viario principale era Bolsena, sapete già dove era Velzna.
Vi siete mai chiesti come i romani riuscirono a trafugare le 2000 statue dal Fanum Voltumnae?
Facile, costruendo una strada di collegamento, in modo da poter disporre le statue su i carri e portarli comodamente a Roma ma sorge un’altra domanda; quale fu usata?
La prima via di comunicazione che tagliava in due il territorio etrusco è sempre la Clodia chiamata in alcune occasioni anche Cassia Vetus.
Una piccola curiosità, molti conoscono il Marte di Todi costruito si pensa ad Orvieto, ma quanti sanno che era impossibile sul masso tufaceo o nei suoi dintorni fondere una grande quantità di bronzo a causa della mancanza di una indispensabile e ricca fonte di acqua.
Anche se fosse stata realizzata la pesante statua non si sarebbe mai potuto trasportarla fino al destinatario, perché non sono mai state trovate antiche vie di collegamento tra Orvieto e Todi, l’unica strada esistente portava a Bolsena.
Velzna era il centro da dove si ripartivano le strade per tutte le citta stato Etrusche, se vi state chiedendo come mai, l’unica risposta è il Fanum, per esso servivano collegamenti con tutto il territorio tali da permettere ai pellegrini di arrivare al Santuario Federale.
Secondo un nostro studio, si riunivano ciclicamente per festeggiare la fine e l’inizio di un nuovo anno ( il nostro Capodanno ) durante la cerimonia si piantava un chiodo nel tempio della dea Norzia, mancando allora l’orologio, gli Etruschi riuscivano cosi a segnare il numero degli anni..
Tito Livio lo chiamava il chiodo del tempo e l’affissione annuale avveniva alle idi di settembre il giorno 13.
Parlando del fanum non si può tralasciare che negli anni è stato posizionato in diverse zone dell’Etruria ma c’è un dato certo che indica quando è stato profanato, lo dice Plinio quando dopo la distruzione di Velzna parla delle 2000 statue che quindi si trovavano nelle immediate vicinanze della città.
Analizzando poi a fondo le presunte prove tutte hanno un solo risultato: Il lago di Bolsena
Il Larthe/Marta il fiume sacro dei lucomoni, si racconta che bagnasse il Fanum e si indicano diversi possibili luoghi nel tuscanese, dimenticando che la sua fonte era proprio il Lago di Bolsena.
Lo specchio di Tuscania dove è rappresentato Veltune dovrebbe essere la prova sicura che il Fanum era a Tarquinia, se non fosse per il fatto che era già stata distrutta, recenti studi poi legano la sua appartenenza al gruppo degli specchi mistici ed è accertato che venivano fabbricati intorno Bolsena, anzi per precisare posso affermare che ne è stato trovato uno molto simile in una zona proprio sotto al monte Landro.
Gli specchi mistici come i vasi argentati ed altri reperti sono datati IV /III secolo a.C. e ciò conferma la tesi che Velzna era sulle sponde del Lago ne è la prova ulteriore che oramai non si usa più indicare come zona di provenienza “ Volsini ” visto che poteva dare adito ad errori di locazione, si scrive ormai chiaramente “ proveniente da Bolsena ”.
Fatto singolare, ma credo che dipenda dal culto degli Etruschi nel dio Vulcano/Veltune tutte le zone sacre a nord del lago, i templi, le città e le necropoli dedicate ai sacerdoti del culto, sono tutte posizionate sopra antichi crateri vulcanici, secondo quanto risulta da uno studio effettuato nel 1915.
Senza prolungarmi ulteriormente termino con un osservazione, studiando le antiche mura di cinta volsiniesi mi sono accorto di un’altra prova certa, Velzna come quasi tutte le città Etrusche, aveva tre porte d’entrata, una principale fortificata ( porta Capite ) e due esterne passanti ( usate per il passaggio dei pellegrini ) facenti ambedue parte integrante della muraglia per la protezione della zona portuale, predisposizione logistica impossibile per l’altra pretendente, posta al disopra di un solitario acrocoro tufaceo e dotata di una sola entrata.
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