E se a Carbognano, paesino nel Viterbese, nascoste in una nicchia murata della chiesa sconsacrata della Madonna dell’Immacolata, si conservassero le ossa di Giulia Farnese? Proprio la “Bella”, per usare l’appellativo con cui la battezzarono i contemporanei tra la fine del ’400 e i primi due decenni del ’500.
La suggestiva ipotesi viene avanzata dal Messaggero che, negli approfondimenti nazionali dedicati alla cultura, prosegue:
“Giulia la Bella sta tornando prepotente all’onore delle cronache in queste ore. Magari è stato anche il boom di ascolti della fiction di culto sui “Borgia”, in cui viene ricostruito il suo ruolo di amante concubina di papa Alessandro VI Borgia, a rendere più popolare la sua fama storica.
Fatto sta che il mistero sulla sepoltura di Giulia la Bella, la cui leggendaria avvenenza segnerà il destino suo e quello – fastoso – della sua famiglia, potrebbe essere ad un passo dalla risoluzione. Per secoli è rimasto il tassello mancante nella sua biografia, ma ora tutto rischierebbe di riscriversi.
C’è molto fermento nella zona, col sindaco di Carbognano Agostino Gasbarri in prima fila, e tutti sognano e sospirano che si tratti proprio delle sue ossa. Già perché due giorni fa, dietro l’altare (1600) nella Cappella della Resurrezione della chiesa, al centro di un delicato intervento di restauro condotto dall’équipe della Soprintendenza ai beni storico artistici del Lazio, diretta da Anna Imponente, è stata scoperta una nicchia scavata nel muro da cui sono riaffiorati i resti di due corpi (avendo individuato due teschi).
I tecnici della Soprintendenza mantengono tutta la cautela possibile. «Sono indubbiamente antiche», commenta la storica dell’arte Giovanna Grumo, responsabile del cantiere di restauro per conto della Soprintendenza. «Potrebbero essere datate però al 1575, la stessa data che compare nella cappella ad indicarne la realizzazione». «Ci sono varie ipotesi al momento – continua la Grumo – sicuramente appartengono ad una persona di alto rango vista la sepoltura nella chiesa. Certo tutti speriamo che appartengano a Giulia Farnese, vista la tradizione orale che dice che la Farnese fu seppellita qui, ma per avere la certezza dei dati, dobbiamo aspettare solo l’esito delle indagini scientifiche sulle ossa».
Nei prossimi giorni, infatti, i resti di Giulia la Bella saranno presi in consegna dalla autorità giudiziaria di Viterbo per un primo esame. Qualora si restringesse la datazione al XVI secolo e si attribuissero ad una donna, allora scatta la seconda fase di analisi più approfondite per circoscrivere la datazione esatta.
Giulia Farnese, nata a Capodimonte nel 1474, dopo una vita “segnata” dalla sua bellezza (donata giovanissima dalla famiglia su un piatto d’argento ai Borgia per trarne profitti e lustro) come è noto morì il 23 marzo del 1524, all’età di 50 anni, dopo essere stata ammirata e ritratta da artisti come Pinturicchio e Raffaello. A Roma. Ma Carbognano era nel suo cuore. Nel 1506, infatti, assunse il governo di Carbognano, il feudo che Alessandro VI (amante protettore e probabile padre della sua unica figlia, Laura) aveva donato al marito “fantoccio” della Bella, Orsino Orsini. E qui rimase fino al 1522 (dopo essere rimasta vedova del secondo marito).
Nel suo testamento destinò un fondo speciale per la ricostruzione della chiesa della Madonna dell’Immacolata (l’attuale chiesa venne eretta su una precedente, più piccola e modesta). Si sa, sempre dal testamento, che desiderava essere seppellita sull’isola Bisentina, nel cuore del Lago di Bolsena, ma di tombe lì nessuna traccia. Carbognano è rimasta sempre nell’aura della leggenda locale, ma forse oggi potrebbe esserci una svolta.
Ma come è avvenuta la scoperta? Durante i lavori, i restauratori si sono accorti che dietro l’altare della Cappella proseguivano gli affreschi della scena della Resurrezione. Così hanno spostato la mensa d’altare e hanno trovato un foro tra le pietre del muro. A quel punto la sorpresa è stata forte. Rimosse poco alla volta le pietre, è stata scoperta la nicchia con le ossa, dove subito sono stati riconosciuti i due teschi.
Euforia e cautela, sono questi i sentimenti che dividono i cittadini e i tecnici. Eppure, non mancano gli indizi che farebbero ben sperare. Il fatto che la sepoltura fosse su muro («più nobile e raro») e non a terra. Che la nicchia fosse nella cappella della Resurrezione, prezioso affresco di scuola viterbese che simbolicamente si lega al tema della morte. A Carbognano tutti fremono. E incrociano le dita.
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