Si è conclusa nel pomeriggio del 2 novembre la tre giorni dedicata alla presentazione del progetto “Egidio 17” finalizzato alla riscoperta di Viterbo città rinascimentale. Tre giorni per far comprendere l’importanza di questa operazione di riscoperta di un passato illustre e glorioso, vittima di una damnatio memoriae di cui soltanto oggi ci si rende conto grazie agli studi e alle intuizioni di un viterbese d’adozione, Antonio Rocca, ideatore e direttore artistico di Egidio 17.
Quando nel 2017 il mondo celebrerà il V centenario della Riforma Protestante – che ebbe in Viterbo, nell’Ecclesia Viterbiensis e nel padre generale degli Agostiniani, Egidio Antonini, un punto di riferimento internazionale per quanti nel primo 500 propendevano per il dialogo interreligioso e per il rinnovamento della Chiesa – Viterbo e la Tuscia debbono essere pronte per riappropriarsi del ruolo che gli spetta, un ruolo che la Controriforma e il Tribunale dell’Inquisizione hanno contribuito a fiaccare sempre di più fino a farne sparire del tutto la memoria.
Questo è il senso delle tre giornate, a cominciare dalla prima, svoltasi il 31 ottobre, quando in una Sala Regia gremita di persone, Antonio Rocca, l’assessore alla cultura Antonio Delli Iaconi, il consigliere regionale Riccardo Valentini, Padre Mario Mattei priore degli Agostiniani, lo storico dell’arte Claudio Strinati, il presidente dell’associazione Egidio17 Giovanni D’Ottavio e i professori Michele Trimarchi e Sofia Varoli Piazza si sono tutti trovati d’accordo sul fatto che Viterbo, che 500 anni fa ebbe un ruolo da protagonista, in vista dell’anniversario della Riforma che cadrà nel 2017 non può restare tagliata fuori da una manifestazione di levatura mondiale.
Motivo per cui vanno studiati cicli iconografici figli di quella cultura rinascimentale ed ermetica vittima di damnatio memoriae, come quelli del Castello di Montecalvello, di cui nel pomeriggio del 31 ottobre hanno parlato, presso la RinascimentiAmo Gallery di Piazza San Simeone, il professor Enzo Bentivoglio e il proprietario del castello, Stanislas Klossowski De Rola; libri e manoscritti dell’epoca che ancora si conservano nel Centro Diocesano di Documentazione grazie alle amorevoli “cure” del professor Luciano Osbat. Vanno evidenziati quei legami artistici, storici, sociali ed economici tra le due città farnesiane di Viterbo e Parma, come ha ben messo in luce il Segretario Generale della Camera di Commercio Francesco Monzillo, intervenuto nell’appuntamento antimeridiano del primo novembre presso l’ex Chiesa di San Salvatore in piazza San Carluccio.
E se ancora poco si conosce delle antiche scuderie di Palazzo Orsini a Bomarzo, dove gli ospiti intervenuti hanno potuto visitare l’incipit dell’antico percorso che conduceva al Sacro Bosco, emblema assoluto della cultura ermetica e rinascimentale dell’epoca, ancora meno sappiamo della tavoletta michelangiolesca della Crocifissione conservata nel Museo del Colle del Duomo, che è stato possibile ammirare nel pomeriggio del primo novembre grazie alla collaborazione con Archeoares. Alla sapiente descrizione della tavola fatta da Antonio Rocca ha fatto seguito un altrettanto sapiente Reading su Michelangelo di Gian Maria Cervo in collaborazione con Quartieri dell’Arte.
La mattinata del 2 novembre Palazzo Brugiotti, sede del Museo della Ceramica, è stata la location per presentare un progetto ideato da Rosanna Stoppani, Art Curator dell’associazione Egidio 17, che prevede l’installazione, nel cuore del centro storico di Viterbo, di sette opere di artisti contemporanei legate al tema rinascimentale del “Teatro di Memoria”, un progetto che coniuga passato e presente in modo eccellente, come hanno voluto sottolineare il presidente della Fondazione Carivit Mario Brutti, il responsabile di Cantieri d’Arte Marco Trulli, l’assessore al centro storico Alvaro Ricci ed il sindaco Leonardo Michelini intervenuti alla presentazione.
La tre giorni si è conclusa al Palazzo degli Alessandri in Piazza San Pellegrino con la proposta di inserire le Ville e i Giardini della Tuscia nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità, proposta di cui hanno dibattuto l’assessore provinciale al turismo Andrea Danti, i professori Sofia Varoli Piazza, coordinatrice del Comitato Scientifico Egidio 17 e Stefano De Angeli, archeologo dell’Università degli Studi della Tuscia, Marco Bettini, proprietario del Sacro Bosco di Bomarzo, Donna Claudia e Donna Giada Ruspoli, proprietarie del Castello Ruspoli di Vignanello, Stefano Aluffi Pentini, proprietario della Rocca Farnese di Ischia di Castro e membro dell’Associazione Dimore Storiche Italiane-Sezione Lazio, tutti d’accordo sulla necessità di puntare su una più stretta collaborazione tra pubblico e privato e sulla comunicazione e pubblicizzazione di un patrimonio rinascimentale ricco e variegato come quello viterbese, che è un bene di tutti e come tale merita di essere adeguatamente valorizzato.
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