Grandissima partecipazione di pubblico ed emozioni di rara intensità nell’incontro del Salotto delle 6 dedicato alla scomparsa di Emanuela Orlandi. Immersa in un silenzio attento e solidale la Sala Conferenze della Biblioteca Consorziale, stracolma, gremita di tantissime persone, molte rimaste in piedi ad ascoltare il tragico, devastante, ma allo stesso tempo lucido racconto di un uomo da 31 anni alla ricerca della verità sulla sorella misteriosamente scomparsa.
Una famiglia gettata nel buio e nel dolore quel 22 giugno 1983, quando Emanuela uscì di casa per andare a lezione di musica dopo aver litigato col fratello Pietro che non aveva voluto accompagnarla. Un rammarico senza fine per Pietro: “io non potevo accompagnarla, ci fu una discussione, mia sorella come sempre fece quel solito suo gesto, si spostò i capelli dall’altra parte e uscì sbattendo la porta”. Da lì, mai più nulla si seppe della ragazza.
“Eravamo una famiglia normale, con uno stipendio normale, per noi il Vaticano era un ambiente sereno, ovattato”. Lo stesso Vaticano che ha voltato le spalle alla sua cittadina. “Per me – continua Pietro – l’unica certezza è che il Vaticano ha ostacolato le indagini e ha rifiutato qualsiasi forma di collaborazione. So per certo da chi si occupò del caso allora, che il Vaticano faceva pressioni ai piani alti della Questura per rallentare il corso delle indagini”.
Appassionato, vivo e profondo l’intervento di Peronaci, giornalista della redazione romana del Corriere della Sera, che nel suo libro “Il Ganglio”, pubblicato da Fandango, ha reso note le ultimissime novità legate al coinvolgimento di Marco Fassoni Accetti nel sequestro.
“La storia di Emanuela Orlandi mi è sempre rimasta in testa, sin da quando avevo 19 anni e vidi la sua immagine. Quattro anni fa incontrai Pietro, gli proposi di fare qualcosa assieme, lui era perplesso. ‘Se può servire a qualcosa per la verità, mi interessa’. Scrivemmo poi ‘Mia sorella Emanuela’, il nostro primo libro.”
Fassoni Accetti, di cui si parla nel “Ganglio”, si è autoaccusato del sequestro di Emanuela e di Mirella Gregori, sparita un mese prima, il 7 maggio, e ha fatto ritrovare il flauto forse di proprietà della Orlandi. Peronaci racconta: “Ricevetti una telefonata: ‘Sono Marco Fassoni Accetti, reo confesso del rapimento di Emanuela e Mirella. Ho bisogno di conferire con lei’. Andai all’incontro con Pietro”.
“Ne ho incontrati tanti in questi anni – prende la parola Orlandi –, Fassoni Accetti non ha mai supportato le sue rivelazioni con delle prove. Se chiedi di più, non ti dice. Perché autoaccusarsi dopo trenta anni? Alcune cose che riferisce potrebbero essere verosimili, mentre altre volte sembra voglia proprio passare per uno poco credibile. Che senso ha?”.
Secondo Peronaci, il rapimento di Emanuela va inquadrato in un contesto di fazioni opposte tra ecclesiasti sotto la cupola di San Pietro. Il fine: attivare un meccanismo che inducesse Alì Agca a ritrattare le accuse di complicità nell’attentato a Giovanni Paolo II, rivolte al mondo dell’Est, in cambio della libertà. Il 28 giugno Ali Agca ritratta. Il ganglio sarebbe una di queste fazioni, un gruppo occulto nato per contrastare l’anticomunismo di Wojtyla. Ancora, Peronaci si sofferma sulla questione dei codici, che condurrebbero a delle manipolazioni del terzo segreto di Fatima in relazione al sequestro delle due ragazze e al ruolo di Alì Agca nella vicenda.
Misteri, dubbi, il tentativo di depistaggio negli anni 2007-2009 attraverso l’enfatizzazione della Banda della Magliana, il tema della pedofilia all’interno delle mura leonine, nuove piste da seguire, forse nuovi risvolti nella vicenda di questa scomparsa di cui ancora oggi il Vaticano non vuole sentir parlare, “Emanuela Orlandi” è un nome che non deve essere pronunciato. Fatti impenetrabili che si sommano ad altri episodi oscuri avvenuti in questo ventennio: la gestione dello Ior, la morte di Calvi, la strage delle Guardie Svizzere.
“Papa Francesco mi ha detto che mia sorella è in cielo, eppure il suo nome è ancora presente nell’anagrafe vaticana. Dopo 31 anni c’è ancora un ricatto in atto, qualcosa di inconfessabile. La verità verrà fuori quando tali presupposti cadranno. Alcuni sanno, sanno tutto, mentre a mia sorella è stata negata la possibilità di scegliere della propria vita. Volete che vi riveli una mia convinzione? Emanuela è ancora viva, lo sento”.
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