CULTURA – La Notte del Violoncello, dalle storie alla Storia

Per noi tedeschi è importantissimo mantenere viva la memoria della Seconda Guerra Mondiale, del capitolo più buio e doloroso della nostra storia. Dagli errori commessi nel passato dobbiamo trarre insegnamento per il nostro comune futuro nell’Europa unita.Gli eventi culturali che sono stati organizzati in questi giorni con il titolo “La Notte del Violoncello” danno un grande contributo a questo obiettivo.
Un grande riconoscimento dall’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania, a conclusione della manifestazione LA NOTTE DEL VIOLONCELLO, organizzata dal Comune di Vignanello con l’Associazione di Promozione sociale SIFA’ per riportare alla memoria la strage compiuta dai tedeschi durante la ritirata, 70 anni fa, subito dopo la liberazione di Roma.

L’Ambasciata ha concesso il suo patrocinio ai tre eventi direttamente prodotti dall’Associazione: la tavola rotonda del 1° giugno, che ha aperto il ciclo, lo spettacolo teatrale che ha dato il titolo a tutta la manifestazione (il 7giugno) e il concerto conclusivo“Suonando per Lando”.


Il messaggio dell’Ambasciata dà la misura di quanto sia stato importante affrontare per la prima volta, con spirito di riconciliazione e con rigore scientifico, un episodio grave e finora rimosso, che dolore e divisioni ha prodotto nella comunità del piccolo centro della Tuscia. Si tratta di un capitolo importante, da inscrivere nella tragica sequenza degli eccidi nazifascisti, il cui bilancio si attesta tra le 10.000 e le 15.000. Stragi di civili che erano state occultate. Ha spiegato Carlo Spartaco Capogreco (lo studioso a cui si deve l’indagine su un’altra colpevole omissione, quella dello studio dei campi di concentramento fascisti) intervenuto alla tavola rotonda: quella di Vignanello fa parte di un argomento e di un contesto – quello delle stragi nazifasciste contro i civili del 1943-45 – non soltanto rimosso, ma sottoposto nell’Italia postbellica ad uno vero e proprio scempio della memoria. (…)In generale, gli studi sulle stragi fanno quasi sempre emergere, tra le comunità locali, l’esistenza di “memorie divise”. Ma va ricordato, a questo proposito, che la “guerra ai civili” voluta dai tedeschi mirava deliberatamente a dividere e a “sganciare” le popolazioni dal movimento partigiano. Anche l’ANPI e la Fondazione Ferramonti hanno voluto dare il loto patrocinio patrocinio. Dichiara la vice presidente dell’ANPI Marisa Ombra: l’Associazione Nazionale Partigiani sta seguendo la mappatura delle stragi e il dialogo in corso fra Italia e Germania per impostare forme di riconoscimento e di risarcimento nei confronti della vittime, e quello di Vignanello è un capitolo importante di questo filone, che va recuperato e studiato. Per Elisa Guida, storica e socia fondatrice di Arte in Memoria, le oltre 40 vittime Vignanellesi della guerra (fra cui i 35 morti nelle rappresaglie e almeno uno ucciso alle Fosse Ardeatine) e l’ex deportato Lando Bracci meritano di essere pubblicamente onorati. Bisognerebbe cercare insieme – sostiene la studiosa – un modo di rendere omaggio e visibilità a chi qui ha subito la violenza, la morte e la deportazione.
Il ciclo LA NOTTE DEL VIOLONCELLO, cominciato appunto con l’analisi razionale della tavola rotonda, è poi proseguito con numerosi appuntamenti, in un crescendo di coinvolgimento collettivo ed emotivo. Il titolo nasce da un triste episodio, gravido di significati e di suggestioni. Il 7
giugno 1944, durante una retata nella casa di un musicista, un soldato tedesco scaglia fuori dalla finestra il violoncello, il quale rimane incastrato ai fili della corrente e produce per tutta la notte uno straziante lamento. Da questo ricordo di Lando Bracci, allora quattordicenne, poi deportato in Germania, nasce la piece teatrale di Gino Nappo e Serenella Isidori, messa in scena al Teatro Comunale proprio il 7 giugno, a settant’anni esatti dagli eventi. Lo spettacolo, che si intitola appunto LA NOTTE DEL VIOLONCELLO, ha avuto la partecipazione di 9 violoncellisti provenienti da diverse parti d’Italia, in un commovente dialogo tra parola e musica, tra orrore e poesia.
L’associazione SIFA’ ha inteso dare all’insieme della manifestazione, fortemente voluta dall’Assessore alla cultura Enrico Gnisci, un contributo ispirato al concetto di trasformazione, in senso filosofico e psicologico. Nel caso di fatti storici traumatici, trasformare significa guardare al passato per cercare di elaborare il dolore subito e soprattutto per non ripetere gli errori commessi, con il desiderio di condividere con gli altri un futuro migliore. Un percorso “dalla memoria al futuro”. Ha detto durante il suo intervento il 1° giugno Piero Terracina, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau: La memoria non è il ricordo. Quello finisce con la persona. La memoria invece va di generazione in generazione. Scriveva Primo Levi: se dimentichiamo il passato, siamo destinati a rivivere il passato. Della Shoah si è detto tanto, ma poco si sa di quanto è accaduto nei piccoli centri, come Vignanello. E per chi ha vissuto i traumi di una guerra di inaudita violenza come quella ispirata dal nazismo, non è stato facile accettare il ricordo e disporsi a testimoniare: Ho visto tante atrocità nei campi, ho vissuto sofferenze terribili – ha confessato Lando Bracci al pubblico del Teatro Comunale, sempre durante la tavola rotonda coordinata da Anna Longo – non potevo parlare, non ci riuscivo, ma ora sento che è giunta l’ora di farlo. Per questo, ora, qui, vi ringrazio. Ed è stato proprio “nonno Lando” a incarnare la possibilità di elaborare quel passato insostenibile, raccogliendo il gioioso omaggio di 46 giovanissimi violoncellisti, impegnati nel concerto finale curato da Naomi Barlow del CeSMI, ai Giardini Comunali di Vignanello, l’8 giugno.
La presidente dell’Associazione S.I.F.A.’ Pina Perazza, ideatrice del progetto LA NOTTE DEL VIOLONCELLO, sottolinea come il lavoro, che ha avuto anche il Patrocinio della CNA di Viterbo, sia stato il frutto di tante professionalità e di tanto volontariato. Momento emblematico del nostro percorso lo spettacolo che – afferma – è stato veramente per me e penso per molti di noi questo rivivere tutto il dolore, l’orrore che la guerra, le guerre possono produrre… ma poi il violoncello addolciva le nostre lacrime e ci riconduceva nello spazio della poesia e della civiltà. Il concerto dei ragazzi il giorno successivo ha sciolto poi quei grumi dell’antico dolore e ci ha riportato la fiducia di poter costruire un mondo di pace. Sono grata a tutti quelli che ci hanno creduto così tanto!
Dalla razionalità della storia all’emozione dell’arte. Dalla gioia condivisa alla riconciliazione che consente un vero percorso di democrazia, basato sulla consapevolezza e sulla responsabilità. LA NOTTE DEL VIOLONCELLO vuole essere un inizio. La manifestazione ha creato le condizioni affinché – come auspicato da Sante Cruciani, storico dell’Università della Tuscia – possa partire un cantiere di ricerca sulla storia della Seconda Guerra Mondiale nella Tuscia. Grande il valore simbolico della “Giornata del 7 Giugno” in memoria della vittime della strage di 70 anni fa, istituita dal Comune di Vignanello – dichiara Cruciani. Dopo questa importante novità, sarebbe auspicabile avviare una politica della memoria e della storia che nasca dai territori e dai Comuni della Tuscia per essere proiettata in un contesto nazionale ed europeo. Proprio da Vignanello può nascere una nuova

Foto Massimo Fornicoli

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